L’Italia si trova in una fase critica riguardo l’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) dell’Agenda 2030, un piano d’azione per il pianeta, la pace e la prosperità ratificato dalle Nazioni Unite nel 2015. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis), il paese mostra un notevole ritardo nella realizzazione di questi obiettivi, con marcato peggioramento in aree chiave quali la riduzione della povertà, l’equità sociale e la conservazione degli ecosistemi terrestri.
Dal rapporto emerge un quadro preoccupante: dei 37 obiettivi quantitativi, che includono impegni a livello europeo e nazionale, solamente otto sembrano essere alla portata entro il termine previsto del 2030. Per ventidue di questi, le prospettive di conseguimento sono invece decisamente negative, mentre per i restanti sette l’esito è ancora incerto.
Lo studio intitolato “Coltivare ora il nostro futuro” sottolinea un bisogno urgente di interventi significativi. “È necessario un cambio di passo immediato e deciso, con riforme e investimenti ben mirati che capitalizzino le opportunità offerte dallo sviluppo sostenibile e che allo stesso tempo riducano le disuguaglianze esistenti”, afferma Enrico Giovannini, direttore scientifico di Asvis. Tale cambio di marcia richiede un allineamento coerente tra le dichiarazioni e gli atti concreti del Governo, il quale deve onorare gli impegni internazionali ed europei, come quelli assunti con il ‘Patto sul Futuro’ del 22 settembre.
Il ritardo nell’attuazione non solo complica la transizione verso una gestione più sostenibile degli ambiti sociali e ambientali, ma incrementa anche i costi e le crisi associate a tale transizione. Ogni anno che passa senza progressi tangibili aumenta il rischio di non soddisfare gli impegni presi, ponendo l’Italia in una posizione di svantaggio sia a livello europeo che globale.
Oltre a un’analisi accurata e critica dei ritardi, il rapporto Asvis fa luce anche su possibili percorsi di miglioramento, sottolineando l’importanza di una strategia integrata che coinvolga attori governativi, il settore privato e la società civile. Tra le raccomandazioni principali vi è l’incremento dell’efficacia delle politiche pubbliche attraverso una maggiore trasparenza e un rafforzamento della partecipazione civica, elementi fondamentali per garantire un cambiamento reale e durevole.
In conclusione, mentre il tempo scorre inesorabile verso la scadenza del 2030, l’Italia è chiamata a una riflessione profonda e a un’azione concreta per evitare di mancare traguardi cruciali per il suo futuro e per quello globale. La strada è in salita, ma ancora percorribile se le azioni saranno tempestive e risolutive. Non resta che sperare che le istituzioni possano rispondere a questo appello con il vigore e l’impegno che la situazione richiede.