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Italia Ultima nell’UE per Occupazione Femminile: Una Donna su Cinque Lascia il Lavoro dopo la Maternità

In ECONOMIA
Gennaio 01, 2024
Con un gap occupazionale e retributivo in persistente sfavore delle donne, l'Italia si confronta con la sfida della parità di genere nel mondo del lavoro.

L’Italia si trova agli ultimi posti in Europa quando si tratta di occupazione femminile, con un tasso che si attesta ben 14 punti percentuali al di sotto della media dell’Unione Europea. Secondo il dossier realizzato dal Servizio studi della Camera, solamente il 55% delle donne italiane tra i 20 e i 64 anni sono impegnate nel mercato del lavoro, rispetto al 69,3% della media UE.

La situazione è altrettanto preoccupante se si considera il divario occupazionale tra i generi. Rispetto ai circa 13 milioni di uomini occupati, le donne lavoratrici in Italia sono circa 9,5 milioni, a dimostrazione di un bilanciamento ancora lontano dall’essere raggiunto.

Il divario non si limita però ai numeri relativi all’impiego. Si discosta significativamente anche la questione retributiva. Il gap retributivo orario lordo, che riflette le differenze nei guadagni tra uomini e donne, è in Italia del 5%, una percentuale inferiore alla media europea del 13%. Tuttavia, questo dato si scontra con una realtà più dura se si considera il dislivello cumulativo annuale: qui si registra un divario retributivo del 43%, ben al di sopra della media europea del 36,2%.

Questa discrepanza salariale è ancora più evidente alla luce di un dato allarmante: una donna su cinque sceglie di non rientrare nel mercato del lavoro dopo la maternità. Questo sottolinea non solo le sfide nella gestione del work-life balance per le madri lavoratrici, ma anche la mancanza di supporti e politiche efficaci che facilitino questo percorso.

Le strategie sovranazionali e nazionali vehicolate fino ad ora hanno cercato di incrementare la parità di genere nel mondo del lavoro, ma i risultati indicano che molto debba ancora essere fatto. Si richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle aziende e della società civile per porre fine a queste disuguaglianze strutturali e culturali, e per garantire alle donne italiane non solo la possibilità di entrare nel mercato del lavoro, ma anche di progredire e di ricevere una retribuzione equa.

La questione non è solamente economica ma tocca le fondamenta stesse di una società equa e inclusiva. Bisogna investire in politiche attive di sostegno alla maternità e all’occupazione femminile, nella formazione continua e nell’accesso alle posizioni di leadership. La parità di genere nel mondo del lavoro non è solo un obiettivo etico e sociale, ma è fondamentale per lo sviluppo economico sostenibile del nostro Paese.

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Redazione