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La Complessa Relazione tra Dialogo Interculturale e Diritti in Terra Santa

In POLITICA
Maggio 16, 2024

La recente edizione della rivista “Civiltà Cattolica” ci porta a riflettere nuovamente sull’annosa questione dei diritti negati ai palestinesi e sul ruolo della Chiesa Cattolica in un contesto di lungo dialogo ma anche di storiche tensioni con il mondo ebraico. Nel dettaglio, un saggio di padre David Neuhaus mette in luce le difficoltà e le incomprensioni emerse negli ultimi mesi, aggravate dalla situazione bellica.

La Terra Santa, un territorio sacro non solo agli ebrei, ma anche a cristiani e musulmani, continua a essere teatro di un conflitto che sembra non trovare soluzione. Il Papa, come evidenziato dal periodico gesuita, ha mantenuto una posizione di equidistanza, preoccupato tanto per le sofferenze degli israeliani, inclusi gli ostaggi di Hamas, quanto per le vittime palestinesi dei bombardamenti e dell’invasione della Striscia di Gaza.

La posizione del Pontefice, che ha causato frizioni con le autorità israeliane e malcontento in ampie fasce della comunità ebraica globale, pone in evidenza una problematica ancor più profonda: la fedeltà allo Stato di Israele, che molti ebrei considerano parte integrante della loro identità. Questa visione è in contrasto con la necessità espresso dal Vaticano di sostenere una convivenza pacifica tra i popoli che abitano quella terra.

La demografia del territorio ha subito drastici cambiamenti nel corso dell’ultimo secolo. La migrazione ebraica, iniziata a fine Ottocento e intensificatasi per sfuggire all’antisemitismo europeo, ha trasformato significativamente la composizione della popolazione. Dall’essere una minoranza del 10% nel 1917, gli ebrei rappresentavano quasi il 35% alla vigilia della decisione dell’ONU nel 1947 di dividere la Palestina in due stati. Oggi si stima che la popolazione sia divisa equamente tra ebrei israeliani e arabi palestinesi, ciascuno con circa sette milioni di persone.

Questa equa distribuzione, però, non si riflette in una pacifica coesistenza o in una pari distribuzione dei diritti e delle opportunità. Il documento analizza la complessità delle identità e delle appartenenze, evidenziando come la terra che per alcuni rappresenta un rifugio storico e un diritto legato alla promessa biblica, per altri rimane una patria perduta o occupata.

La lettera del Papa agli ebrei del 2 febbraio 2024 apriva la speranza a una condivisione di orizzonti, auspicio di un dialogo costruttivo simile a quello promosso tra ebrei e cattolici dopo secoli di distanza e diffidenza. Risulta quindi essenziale chiedersi se non sia possibile aspirare a un futuro in cui israeliani e palestinesi possano finalmente guardare oltre le ostilità, verso la costruzione di un futuro condiviso in un territorio che dovrebbe incarnare valori di santità e pace.

In questo contesto, la Chiesa cattolica si conferma come mediatrice interessata a promuovere la pace e il dialogo, consapevole delle difficoltà e delle resistenze, ma altrettanto determinata a sostenere ogni iniziativa che possa portare alla costruzione di ponti anziché muri. Le sfide sono numerose e la strada è impervia, ma la storia ci insegna che il dialogo rimane l’arma più potente contro l’incomprensione e il conflitto.

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Redazione