Nell’ultimo report della Banca Mondiale emergono dati allarmanti: 8,5% della popolazione mondiale, equivalente a circa 692 milioni di individui, vive soggiogata dall’estrema povertà, ovvero sopravvive con meno di 2,15 dollari al giorno. Questo indice di povertà non solo lancia un’allerta globale ma pone anche in risalto lo stallo che ha caratterizzato il progresso contro la miseria estrema negli ultimi anni.
Il periodo tra il 2020 e il 2030 è stato additato dalla Banca Mondiale come un possibile “decennio perduto” per la lotta contro la povertà. Nonostante gli sforzi internazionali e gli ingenti investimenti in programmi di sviluppo, la velocità di riduzione della povertà sembra aver perso impulso crucialmente. A far da sfondo a questo scenario vi è un incremento demografico costante che, paradossalmetne, neutralizza gli effetti dei programmi di alleviamento della povertà.
La situazione è ulteriormente complicata dalla posizione di altri 3,5 miliardi di persone, che si trovano a vivere con meno di 6,85 dollari al giorno. Tale soglia, pur superiore alla definizione di estrema povertà, non rappresenta ancora una condizione di vero benessere economico. Ed è particolarmente sconfortante notare che questo dato è rimasto quasi invariato dalla fine del XX secolo, mettendo in luce la durezza e la persistenza della povertà strutturale su scala globale.
Questi numeri non sono solo cifre fredde ma rappresentano storie umane, esperienze quotidiane di milioni di individui che lottano in condizioni di vita difficili. La persistenza di tali condizioni mostrano i limiti delle politiche economiche attuali nella risoluzione delle radici profonde della povertà.
La Banca Mondiale ha sottolineato la necessità di un rinnovato impegno internazionale per riformare le strategie di lotta contro la povertà. È evidente che senza un cambiamento significativo nella gestione delle risorse economiche e in una più equa distribuzione delle ricchezze, sarà difficile vedere miglioramenti sostanziali in futuro. Allo stesso tempo, la questione richiede un approccio multifacettato che consideri anche l’istruzione, la salute, l’accesso all’acqua potabile e servizi sanitari adeguati, come assi portanti per un autentico progresso.
Nonostante le sfide, il rapporto della Banca Mondiale serve anche come un impulso per riformare le strategie globali di sviluppo. L’urgenza è chiara e la strada da percorrere appare difficile, ma non impossibile. Occorre una sinergia globale che faccia della lotta alla povertà una priorità assoluta, trasformando le politiche e le pratiche internazionali in strumenti più efficaci e equi per il benessere collettivo.