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La Rivoluzione Azionaria di Monte dei Paschi: Il MEF Alleggerisce le Sue Quote

In ECONOMIA
Novembre 13, 2024

Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha recentemente annunciato la vendita del 15% delle azioni di Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS), operazione che ha permesso di incassare circa 1,1 miliardi di euro. Questa mossa non solo segnala un significativo passo avanti verso un modello di governance più aperto al mercato per la storica istituzione bancaria, ma sottolinea anche una strategia di riduzione positivamente lucrativa del coinvolgimento statale nella banca.

Con questa operazione, il MEF ha visto la sua partecipazione in MPS ridursi considerevolmente, passando dal 26,7% all’11,7% del capitale sociale. La vendita è stata realizzata mediante una procedura accelerata di collocamento di blocchi di azioni, evidenziando la volontà del ministero di agire con decisione e efficienza.

La rilevanza di questa decisione si illumina ulteriormente considerando il contesto finanziario e storico di MPS. Con radici che affondano nel lontano 1472, MPS non è solo una delle banche più antiche del mondo, ma è anche un simbolo di resilienza e adattabilità. Tuttavia, la sua storia recente è stata burrascosa, con vari interventi statali che hanno cercato di stabilizzare l’istituto in momenti di crisi finanziaria.

Il prezzo di vendita delle azioni del MEF ha incluso un premio del 5% rispetto al prezzo di chiusura della giornata precedente, segno inequivocabile di un’operazione non solo necessaria ma anche fruttuosa. Da novembre 2023, il MEF ha accumulato, attraverso tre distinti collocamenti di azioni, un controvalore totale di circa 2,7 miliardi di euro. È rilevante notare che questo risultato si confronta favorevolmente con l’investimento di 1,6 miliardi di euro fatto dallo stesso ministero per l’aumento di capitale della banca nel novembre 2022, evidenziando una gestione finanziaria attenta e lungimirante.

Il collocamento ha attirato l’interesse di vari investitori, tra cui spicca Banco BPM, che ha acquisito una quota del 5%. Banco BPM ha inoltre precisato di non voler superare il 10% del capitale, confermando così un approccio strategico autonomo e indipendente.

La riduzione della partecipazione statale in MPS può essere vista come un duplice segnale positivo. Da un lato, indica un ritorno di fiducia nel mercato e nelle capacità autonomamente rigenerative dell’istituto senese. Dall’altro, rappresenta un’intelligente realizzazione di asset che contribuirà a rifinanziare le casse statali, in un momento in cui il bilancio pubblico è sotto pressione per altre esigenze economiche e sociali.

In conclusione, l’operazione di disinvestimento del MEF rappresenta non solo una significativa pietra miliare nel processo di risanamento e rifocalizzazione di MPS ma segna anche un punto di svolta nella strategia di gestione dei partecipazioni statali in Italia. Questa mossa, oltre a stabilizzare ulteriormente il settore bancario, potrebbe fungere da catalizzatore per ulteriori riforme economiche, necessarie per rafforzare la fiducia degli investitori internazionali nelle potenzialità del sistema bancario e finanziario italiano.