Proprio tra le mura domestiche e tra parenti, talvolta si consumano storie di soprusi a lungo tenuti nascosti. A farne le spese, sempre più spesso, sono le donne, vessate dai propri familiari sotto un velo di silenzio che sembra impenetrabile. Si è interrotta solo qualche giorno fa, con una telefonata al Numero Unico di Emergenza 112, la brutta storia di una donna del luogo che ha deciso, dopo quasi due mesi, di porre fine ai maltrattamenti subiti da un suo parente. Raggiunta sul posto di lavoro, dapprima aggredita verbalmente, poi minacciata con un bastone, la vittima ha deciso di dire basta e non subire più. Allertati dalla Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Venosa, i militari della Stazione di Lavello sono intervenuti in pochi minuti in soccorso della donna. Sul posto, il suo aggressore si era già dileguato ma l’immediata attività degli uomini della Benemerita che hanno ricostruito la vicenda e raccolto le dichiarazioni rilasciate dalla vittima che riferiva di settimane di vessazioni subite per futili motivi riconducibili a dinamiche di natura economica, hanno permesso di raccogliere elementi utili per porre fine alla condotta persecutoria e restituire alla donna la propria vita. L’uomo, un 75enne del posto, per il quale sono scattate le misure previste dal protocollo “Codice Rosso”, è stato rintracciato e raggiunto dai militari dell’Arma che lo hanno dichiarato in arresto e ristretto ai domiciliari presso la sua abitazione, così come disposto dall’Autorità Giudiziaria potentina. A seguito di udienza di convalida, il GIP del Tribunale di Potenza ha disposto nei confronti dell’indagato, per il quale si ricorda vige la presunzione di innocenza sino a sentenza definitiva di condanna, la misura cautelare degli arresti domiciliari con l’apposizione del braccialetto elettronico. Una storia fortunatamente a lieto fine che, ancora una volta, sottolinea l’importanza di rivolgersi tempestivamente e con fiducia al Numero Unico di Emergenza 112 per porre fine alle brutalità fino a quel momento subite e poter tornare libere.
di Marco Iandolo