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Licenziamenti a Portovesme: L’Ombra della Crisi su 13 Operai

In ECONOMIA
Maggio 25, 2024

La fonderia di San Gavino Monreale della Portovesme srl, un tempo gloriosa icona della metallurgia non ferrosa in Italia, oggi attraversa una fase critica che mette a rischio il futuro di numerosi lavoratori. Con la recente notizia del licenziamento di 13 dipendenti di un’impresa esterna, che per anni ha collaborato strettamente con lo stabilimento, la comunità locale si trova di fronte a un momento di grande incertezza.

Il nodo centrale della crisi è stato raggiunto più di un anno fa, quando gli impianti sono stati completamente fermati, e da allora, non si sono viste reali soluzioni per rilanciare l’attività e stabilizzare l’occupazione. Secondo le dichiarazioni della Rsu, i licenziamenti recenti potrebbero essere soltanto l’inizio di un processo più ampio che potrebbe colpire ulteriormente la forza lavoro dell’azienda, già ridotta drasticamente.

La notizia ha subito riacceso il timore tra i 50 lavoratori diretti e indiretti, preoccupati non solo per le loro posizioni lavorative ma anche per la stabilità delle loro famiglie. Questo evento non fa altro che peggiorare uno scenario già difficile, dove l’assenza di concrete prospettive future diventa sempre più pesante.

Nell’estate del 2023, si sono tenuti svariati incontri ufficiali tra i rappresentanti di Glencore, la multinazionale proprietaria degli impianti di Portovesme e San Gavino, il governo, la Regione e le organizzazioni sindacali. Questi incontri avevano l’obiettivo di trovare soluzioni sostenibili per entrambi gli stabilimenti. Purtroppo, nonostante gli sforzi, i dialoghi non hanno prodotto alcun risultato tangibile, aggiungendo frustratione in una comunità già provata dalla lunga attesa.

Una particolare fonte di delusione è la mancata riconversione degli stabilimenti, che non prevede alcun ruolo per San Gavino Monreale. Mentre nelle discussioni a livello nazionale si parlava di modernizzazione e riconversione delle infrastrutture industriali, a livello locale, le aspettative non sono state affatto corrisposte.

Di fronte a questa situazione di stallo, la Rsu insiste sulla necessità di azioni immediate. Le famiglie dei lavoratori non possono più sottostare ai ritardi accumulati dalla politica, soprattutto quando la sopravvivenza economica di molti è in gioco. L’appello è rivolto al nuovo governo regionale, sollecitando un’intervento decisivo che possa finalmente portare a una svolta.

La protesta organizzata dai lavoratori è quindi non solo un grido di aiuto, ma un richiamo alla responsabilità delle istituzioni e delle aziende coinvolte. È un momento cruciale per dimostrare che le promesse di sviluppo e sostegno alle industrie locali si traducano in azioni concrete, anziché rimanere confinate alle discussioni di tavoli tecnici.

In questo contesto, la storia di Portovesme diventa emblematica delle sfide che molte realtà industriali stanno affrontando in Italia. Mentre il paese cerca di posizionarsi nel futuro delle tecnologie e della sostenibilità, è fondamentale che questo passaggio evolutivo includa anche soluzioni per quegli impianti e quegli operai che hanno contribuito per anni alla ricchezza nazionale. Solo attraverso un impegno collettivo, mirato a una vera trasformazione industriale inclusiva, potremo sperare di superare le ombre della crisi attuale e aprire nuove porte verso un futuro di possibilità e stabilità lavorativa.