
Durante l’inaugurazione di una mostra dedicata a Enrico Mattei a Matelica, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha espresso una visione critica sulle dinamiche di protesta che si verificano in ambito universitario, collegandole direttamente alla genesi del terrorismo in Italia. Il suo intervento è arrivato in seguito alle recenti contestazioni avvenute presso l’Università Federico II di Napoli, dove al direttore di Repubblica Maurizio Molinari è stato impedito di partecipare a un dibattito a causa delle proteste.
Lollobrigida ha evidenziato come le università, che dovrebbero essere bastioni di libertà e dibattito, si siano trasformate più volte in scenari di ostracismo verso voci e opinioni non allineate con quelle di alcuni gruppi studenteschi, spesso associati agli ambienti dei centri sociali. Tale tendenza non solo limita il pluralismo essenziale per il dibattito accademico, ma secondo il ministro ha storiche e pericolose implicazioni.
Passando attraverso un’analisi storica, il ministro ha tracciato un parallelo fra la tolleranza dimostrata in passato verso comportamenti considerati estremisti e l’escalation di violenza che ha caratterizzato gli anni di piombo dell’Italia. In particolare, Lollobrigida ha citato il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro come punto di svolta, un evento che avrebbe risvegliato l’opinione pubblica e spinto la società italiana a un più deciso rifiuto del terrorismo e della violenza politica.
Secondo Lollobrigida, infatti, la tragedia di Moro avrebbe scosso le coscienze, evidenziando come il terrorismo fosse una minaccia diretta alle fondamenta democratiche dello Stato. La risposta a quel dramma – sostiene il ministro – ha permesso di rafforzare i meccanismi di protezione della democrazia, creando “anticorpi saldi” per contrastare l’eversione e la violenza politica.
Il ministro dell’Agricoltura ha quindi invocato una rinnovata attenzione verso il fenomeno delle proteste estremiste, sottolineando la necessità di non sottovalutarne le potenziali conseguenze. Le istituzioni, e in particolare gli ambienti accademici, sono chiamati a promuovere un confronto aperto e rispettoso di tutte le posizioni, nel segno della tradizione democratica e della pluralità di pensiero che dovrebbe animare la società civile italiana.