
In una recente intervista rilasciata al quotidiano “Corriere della Sera”, Luciano Benetton ha esposto una serie di confessioni cariche di delusione e amarezza legate al suo ritorno al comando dell’azienda che lui stesso aveva fondato. Nel dettaglio, nel corso dell’intervista, ha affermato di essersi fidato delle persone sbagliate, confessando di sentirsi tradito.
Luciano Benetton aveva lasciato la guida dell’azienda nel 2012, lasciandola economicamente solida con un fatturato di 2 miliardi di euro e profitti consistenti. Tuttavia, nel 2018, di fronte a una crisi gestionale acuita dalla scomparsa di suo fratello Gilberto, fece ritorno per cercare di correggere le rotte aziendali mal impostate dalla nuova direzione. Il ritorno di Benetton segnava una speranza di rilancio, ma ha invece portato alla luce una realtà aziendale molto più critica di quanto anticipato.
Benetton descrive una situazione di dissonanza informativa emergente nei consigli di amministrazione, dove i vertici manageriali dipingevano un quadro non fedele della realtà finanziaria del gruppo. Questa discrepanza è diventata evidente con la rivelazione, in uno dei successivi consigli, di un deficit di bilancio gravemente elevato, stimato attorno ai 100 milioni di euro. Un duro colpo per l’imprenditore che pensava di aver lasciato alle spalle una società in salute.
La decisione di allontanare la Benetton dalla Borsa è stata presa ben prima di questo sconvolgimento finanziario. Tale scelta, pur essendo mirata a proteggere la struttura imprenditoriale dai rischi del mercato finanziario, ha posto l’intera responsabilità economica sulle spalle della famiglia Benetton. Con questa mossa, Luciano mirava a esercitare un controllo più diretto e personale, ma gli eventi successivi hanno mostrato quanto fosse complicato navigare le acque turbolente del management aziendale contemporaneo.
Il fondatore racconta inoltre di aver optato per un nuovo amministratore delegato che, nonostante gli avvertimenti contrari ricevuti da parte di conoscenti, sembrava possedere il profilo giusto per guidare la compagnia. Tuttavia, questa decisione si è rivelata in seguito errata. Benetton si assume la piena responsabilità per questa scelta, riconoscendo che il suo giudizio potrebbe essere stato influenzato da una combiazione di speranza e necessità di rinnovamento.
Guardando al futuro, il patriarca dell’azienda punta ora a disegnare una nuova strada per il gruppo, cosciente del fatto che i prossimi mesi saranno decisivi. Ciò comporterà inevitabilmente dei sacrifici e grandi sfide, compito arduo senza “bacchette magiche” per risolvere rapidamente i problemi accumulati.
Questo capitolo nella vita di Luciano Benetton serve come un crudo promemoria degli alti e bassi dell’imprenditorialità e del peso delle decisioni in cima alla scala aziendale. La sua esperienza riflette le luci e le ombre del management di una grande multinazionale, mostrando quanto sia importante l’accuratezza e la trasparenza nelle comunicazioni interne e quanto profondamente possano le scelte personali influenzare il destino di un’intera organizzazione.