Nella recente riunione dei Patrioti tenutasi a Bruxelles, Matteo Salvini ha espresso il suo sostegno entusiasta alle proposte del premier ungherese Viktor Orban, definendole “coraggiose e praticabili”. Questo endorsement non nasce dal vuoto, ma si colloca all’interno di uno scenario politico che vede, ancora una volta, il riaffacciarsi di influence conservatrici e sovraniste in un contesto europeo e mondiale in continua evoluzione.
Durante l’incontro, Salvini non ha solo discusso del piano di Orban, ma anche di temi urgenti come le politiche ambientali europee, che ha etichettato come “ecofollie”. Focalizzandosi sulle implicazioni della liberalizzazione delle politiche sulle auto e su un potenziale rinvio o revisione del Green Deal europeo, Salvini ha delineato una visione che sembra voler ricondurre la discussione ambientale a un dibattito più ancorato agli interessi economici immediati piuttosto che a quelli a lungo termine.
Un altro punto focale dell’agenda di Salvini è una prossima missione diplomatica a Washington. Questa visita, non ancora dettagliatamente schematizzata, avrà l’intento di rafforzare le alleanze transatlantiche, particolarmente in vista del ritorno di Donald Trump sulla scena politica americana. Salvini vede nell’ex presidente USA un alleato strategico per il 2025, anno che, secondo lui, “sarà l’anno della pace”, proprio grazie all’impatto delle elezioni americane.
Parlando delle dinamiche internazionali, esiste una chiara scommessa nelle parole di Salvini sul riavvicinamento tra Europa e Stati Uniti sotto una possibile nuova amministrazione Trump, ma anche un’implicita speranza che i movimenti conservatori possano trovare un nuovo slancio in un contesto post-pandemico ancora segnato da incertezze e instabilità.
L’alleanza con i movimenti giovanili è stata un altro tassello importante di questa riunione. La creazione di reti tra i giovani dei diversi movimenti nazionalisti e sovranisti è vista come fondamentale per il future delle proposte politiche di questo schieramento. Questa strategia può essere intesa come un tentativo di forgiare una nuova generazione di leader che sostengano la visione di un’Europa più conservatrice e meno integrata.
Ciò che emerge da queste dichiarazioni e da questi incontri non è solo il profilo di un politico che cerca di posizionare se stesso e il suo partito su temi caldi e di immediata resonanza mediatica, ma una strategia più ampia che punta a riallineare alcune delle politiche più significative del continente su una traiettoria meno focalizzata su temi come l’ambientalismo e più aperta a rivisitazioni conservative su temi di politica interna ed estera.
Tuttavia, rimane da vedere come queste intenzioni si tradurranno in azioni concrete e quale sarà la reazione sia dei partner europei sia della cittadinanza, che si trova sempre più divisa tra progressismo e conservatorismo in un’epoca di grandi sfide globali. Le mosse di Salvini potrebbero quindi delineare, nei prossimi mesi, nuovi e interessanti scenari nel panorama politico europeo e oltre.