![memoria-e-responsabilita-leredita-di-sergio-ramelli-e-la-violenza-politica - nuove cronache](https://nuovecronache.com/wp-content/uploads/2024/12/memoria-e-responsabilita-leredita-di-sergio-ramelli-e-la-violenza-politica.jpg)
Nel corso della quarta giornata di Atreju, evento di spicco nel panorama politico nazionale, si rinnova il ricordo di Sergio Ramelli, il giovane militante del movimento giovanile del Movimento Sociale Italiano, brutalmente assassinato nel 1975. In questa occasione è stato presentato il lavoro di Nicola Rao, “Il tempo delle chiavi. L’omicidio Ramelli e la stagione dell’intolleranza”, che riaccende i riflettori su uno dei periodi più bui della storia recente italiana.
Riccardo De Corato, figura di rilievo nella politica milanese e attuale deputato di Fratelli d’Italia, durante l’evento ha evidenziato come, nonostante il tempo trascorso, il clima di aggressione politica sembra non essersi placato. Ha ricordato gli episodi di violenza simbolica occorsi durante la prima della Scala e gli atti vandalici a Sesto San Giovanni, dove una targa in memoria di Ramelli è stata danneggiata, sottolineando come queste azioni perpetuino un ciclo di odio e violenza che dovrebbe essere superato.
Emerge, quindi, una duplice necessità: quella di conservare la memoria storica e, al tempo stesso, di promuovere una cultura del dialogo e della convivenza politica pacifica. De Corato ha espresso con vigore la convinzione che i giorni dell’intolleranza e della violenza politica come sistema sono conclusi, ma ha anche allertato sul rischio di una loro riemersione sotto nuove forme.
Andrea De Priamo, senatore di Fratelli d’Italia, ha offerto un ulteriore contributo al dibattito, ricordando non solo la stagione degli anni ’70, caratterizzata dal terrorismo e dalla radicalizzazione politica, ma anche la risposta matura e responsabile data dalla politica italiana nei decenni successivi. Ha citato l’omicidio di Paolo Di Nella nel 1983 come un momento di svolta, in cui le leadership politiche decisero di interrompere la spirale di vendetta e violenza, scegliendo piuttosto di costruire una comunità basata sul rispetto e sul confronto costruttivo.
Il senatore ha, inoltre, messo in luce l’importanza di una corretta ricostruzione storica e di una educazione alla memoria. La storia di Ramelli e di altri episodi simili dovrebbe essere parte integrante dell’educazione civica nelle scuole, per formare cittadini consapevoli e responsabili che possano contribuire attivamente alla vita democratica del Paese.
L’evento di Atreju diventa così un punto di riflessione profonda sull’importanza della storia nella comprensione delle dinamiche attuali e nel costruire un futuro in cui il dialogo sostituisca la violenza come forma di confronto politico. La storia di Sergio Ramelli, insieme a molte altre, continua a rappresentare un monito, un invito a rinnovare costantemente l’impegno verso una società più giusta e pacifica.
In conclusione, ripercorrendo eventi come quello di Atreju e ricordando figure come Sergio Ramelli, si sottolinea l’importanza di una memoria collettiva attiva e partecipativa che rafforzi i principi di convivenza democratica e impegni le nuove generazioni a non dimenticare il passato, per costruire un futuro di pace e collaborazione.