Di recente, il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) nel settore del trasporto locale ha segnato un avanzamento significativo nel panorama lavorativo italiano, con un aumento salariale previsto del 13% alla fine del triennio 2024-2026. Questo incremento, che si tradurrà in un miglioramento di 200 euro lordi medi suddivisi in due tranches, mira a compensare la perdita di potere d’acquisto causata dall’inflazione. Inoltre, a febbraio verrà erogato un pagamento una tantum di 500 euro lordi per gli arretrati.
Questo accordo, che interesserà oltre 110.000 lavoratori del settore, è stato accolto con grande soddisfazione dal Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, che ha espresso orgoglio per la chiusura positiva delle trattative. Tuttavia, nonostante l’esito favorevole, le dichiarazioni successive del ministro hanno riaperto il dibattito su una questione molto più spinosa: la regolamentazione degli scioperi.
La dichiarazione di Salvini, fatta dopo la firma dell’intesa, sull’imminente revisione delle leggi riguardanti gli scioperi ha suscitato preoccupazioni. Secondo il ministro, l’attuale normativa avrebbe portato a un’escalation di scioperi, superando il migliaio dall’inizio del mandato del suo governo. La necessità di una regolamentazione più stringente diventa pertanto un tema centrale, soprattutto in vista dell’ordinanza che ha ridotto uno sciopero generale previsto per il 13 dicembre a solamente quattro ore, nonostante l’opposizione del sindacato USB, che ha etichettato l’ordinanza come “illegittima”.
Mentre la semi-precettazione è già stata rispettata dalle Ferrovie dello Stato, che limiteranno lo sciopero dalle 9 alle 13, resta il problema di bilanciare efficacemente il diritto costituzionale allo sciopero con le necessità operative e economiche di pubblici e privati. Il futuro delle discussioni sembra prevedere un serrato confronto tra governo e sindacati, con il ministro della pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, che ha già manifestato il suo supporto a Salvini.
Parallelamento, anche il settore dei Noleggiatori di auto con conducente (NCC) e la piattaforma Uber tornano sotto i riflettori, manifestando forti perplessità verso i decreti Salvini che, a loro dire, imporrebbero “norme medioevali”. Le tensioni si acuiscono ulteriormente con l’intervento dell’amministrazione americana a favore di Uber, e le dichiarazioni di “vivo rammarico” del Ministero dei Trasporti sulla posizione della multinazionale.
Questi sviluppi segnano un periodo di intensa negoziazione e possibile trasformazione nel settore dei trasporti e del lavoro in Italia, riflettendo la complessa interazione tra normative governative, interessi sindacali e le esigenze delle aziende multinazionali. L’auspicio rimane quello di trovare una soluzione equilibrata che possa tutelare i diritti dei lavoratori pur garantendo la sostenibilità e l’efficienza dei servizi essenziali al pubblico.