Nel contesto economico attuale, la Banca Centrale Europea (BCE) continua a seguire un percorso di politica monetaria espansiva, portando a termine il quarto taglio dei tassi di interesse dall’inizio dell’anno. Con il consiglio che si riunirà a partire dall’11 dicembre, queste decisioni si caricano di un peso strategico particolarmente significativo.
La riunione prevede una discussione sull’ulteriore riduzione del tasso sui depositi, con una probabile diminuzione di 25 punti base, portandolo al 3% dal precedente 3,25%. Sebbene questa mossa sia largamente anticipata dai mercati finanziari, una minoranza sostiene la possibilità di un taglio ancora più marcato, di mezzo punto percentuale, tema che sicuramente verrà portato alla discussione.
Le decisioni future saranno influenzate dalle nuove stime di crescita e inflazione estese fino al 2027, che verranno presentate dalla presidente della BCE, Christine Lagarde. Nonostante un incremento del PIL dello 0,4% nel terzo trimestre, superiore alle aspettative, le prospettive rimangono ombrose, con un rallentamento della crescita e una previsione di inflazione che sollecita un raggiungimento più rapido del target prossimo al 2%.
Il dibattito interno alla BCE si polarizza tra due fazioni: da una parte le “colombe”, che spingono per un approccio più aggressivo nel taglio dei tassi, sostenendo che ciò aiuterebbe a navigare meglio le incertezze legate alla politica di dazi del presidente americano Donald Trump e all’instabilità politica in Francia; dall’altra i “falchi”, che esortano alla prudenza. Tra questi ultimi, figura Isabel Schnabel, consigliera esecutiva, la quale ribadisce che non sono i tagli dei tassi, ma le riforme strutturali a poter realmente incentivi gli investimenti, attualmente stagnanti in paesi cruciali come Italia e Germania.
Lagarde, nel suo intervento, dovrebbe puntare l’accento sui rischi “al ribasso”, proponendo forse di eliminare la dicitura sostenuta fino allo scorso ottobre, secondo cui i tassi rimarrebbero su livelli restrittivi finché necessario. Questo cambio di narrazione è atteso con interesse dai mercati, ansiosi di comprendere fino a che punto la BCE sia disposta a spingersi per sostenere la ripresa economica dell’area euro.
In questa intricata tessitura di politica monetaria, le “colombe”, rappresentate da figure come il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, puntano a un abbassamento del costo del denaro sotto la soglia neutrale, che considerano poco al di sopra del 2%, per infondere una nuova vitalità all’economia dell’area euro. Bisogna uscire rapidamente dalla configurazione restrittiva attuale, evidenziata dal calo dei prestiti a famiglie e imprese in Italia.
Le decisioni adottate dai governanti della BCE non solo modelleranno il paesaggio economico europeo nei mesi a venire, ma anche la resilienza dell’economia dell’area euro di fronte a sfide geopolitiche crescenti, incluso il raffreddamento delle relazioni con gli Stati Uniti sotto la nuova amministrazione Trump e tensioni ai confini europei.
In conclusione, l’esito della prossima riunione della BCE sarà cruciale non solo per la direzione immediata dei tassi di interesse, ma anche come indicatore del clima di fiducia e delle strategie a lungo termine dell’istituzione nel navigare un periodo di significativi disordini globali e sfide interne.