
Il Monte dei Paschi di Siena (Mps), riconosciuta come la banca “più antica del mondo in attività” fin dal 1472, ha attraversato una trasformazione radicale che segna un nuovo capitolo nel suo lunghissimo percorso. Dopo un periodo di crisi acuta, accentuato dall’acquisizione problematica di Banca Antonveneta nel 2008 e le conseguenze nefaste della crisi finanziaria mondiale, la banca ha dovuto essere salvata da un ingente intervento statale. Stiamo parlando di una nazionalizzazione che ha riversato nelle casse di Mps circa 30 miliardi di euro fra fondi pubblici e privati. Il percorso di rinascita è stato lungo e tortuoso, sorvegliato dalla Banca Centrale Europea, con il Ministero del Tesoro che divenne il principale azionista.
Le difficoltà non si sono fermate nonostante gli sforzi, con tentativi falliti di fusione con Unicredit. Tuttavia, una significativa svolta è stata segnata dall’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce, un fattore decisivo che ha permesso un recupero sorprendente nei margini di interesse, vitali per una banca prevalentemente retail come il Monte dei Paschi. Questo ha portato, dopo ben 13 anni di inattività in questo ambito, alla ripresa dei pagamenti dei dividendi. Dai recenti bilanci emerge un’immagine di recupero: nei primi nove mesi dell’anno in corso, Mps ha registrato un utile confortante di 1,57 miliardi di euro, con un incremento del 68,6% rispetto allo stesso periodo del precedente anno.
Dal punto di vista azionario, il controllo dello Stato è progressivamente diminuito, con la più recente dismissione di quote che ha ridotto la partecipazione al 11,7%. In questo contesto, sono emersi nuovi protagonisti significativi come Delfin, che ora controlla il 9,78%, e il Gruppo Caltagirone, con una quota del 5,03%. Il recente collocamento ha anche visto l’ingresso di Banco Bpm e Anima con una presenza combinata significativa. È fondamentale sottolineare come queste mosse azionarie riflettano un panorama bancario italiano in evoluzione, dove anche figure storiche come Unicredit e Mediobanca giocano ruoli chiave.
Parlando di Mediobanca, questi si conferma come un gigante indiscusso nel settore, con una quota di proprietà del 13,10% in Generali, una delle assicurazioni più influenti a livello globale. Tra i principali azionisti troviamo ancora il gruppo Del Vecchio con il 19,81% e Caltagirone con il 5,5%, dimostrando una vista strategica e una gestione degli investimenti attenti e indipendenti. Il tessuto azionario di Mediobanca è integrato da una serie di accordi e partecipazioni che includono nomi prestigiosi dell’industria italiana.
Questo panorama azionario dettagliato evidenzia non solo la complessità del settore bancario e finanziario italiano, ma anche l’intreccio di influenze e interessi che definiscono le strategie di mercato delle principali istituzioni finanziarie del paese. L’evoluzione di Monte dei Paschi, in questo contesto, non è solo un simbolo di tenacia e resistenza, ma anche un segnale di come antiche istituzioni possano adattarsi e trovare nuove vie per prosperare in un ambiente economico in costante mutamento.