
Il difficile dialogo tra la direzione del Gruppo Mittal e le rappresentanze sindacali italiane trova una nuova piega di tensione nelle parole del segretario della Cisl, Luigi Sbarra. Durante un evento a margine del Consiglio generale della Cisl Marche a Portonovo, Sbarra ha espresso forte disapprovazione verso l’approccio gestionale dei Mittal riguardo l’ex impianto Ilva. Il nodo della questione sembra ruotare attorno alla posizione del gruppo industriale che, pur accettando l’ingresso di Invitalia nella società con una quota del 66%, insiste nel mantenere il pieno controllo manageriale al 50%.
A detta di Sbarra, questa insistenza rappresenta una minaccia per il sociale e per l’economia dei territori coinvolti, data la portata occupazionale dell’ex Ilva, che conta migliaia di lavoratori strepitosi di certezze per il loro futuro.
Il sindacalista ha fatto appello al governo italiano affinché prenda in mano la situazione, assumendosi la responsabilità di scelte dirette a garantire la sopravvivenza aziendale, stimolare gli investimenti, in particolare nell’ambito dell’ambientalizzazione, incrementare la capacità produttiva e conservare l’integrità del tessuto lavorativo.
L’allarme lanciato da Sbarra è chiaro: il settore siderurgico italiano si trova in una posizione delicata e strategica, essenziale per la tenuta dell’industria nazionale e, di conseguenza, per l’economia del Paese. La chiamata alle istituzioni non solo sottolinea la necessità di una soluzione sostenibile nel lungo termine ma anche di un’intervento rapido per scongiurare il rischio di ulteriori ripercussioni sociali ed economiche.
La Cisl, come sottolineato dal proprio segretario, si erge a difesa di un settore chiave come quello dell’acciaio, sottolineando l’importanza di mantenere alti gli standard di produzione e qualità, in un’ottica che non trascuri anche l’importanza dell’impatto ambientale.
La situazione richiede ora un passaggio cruciale, dove le scelte imminenti potrebbero determinare non solo il destino dell’ex Ilva e dei suoi lavoratori, ma potrebbero avere eco sull’intero settore industriale italiano. Il governo si trova di fronte a una scelta complessa: da una parte la volontà di conservare uno dei più grandi poli siderurgici europei, dall’altra la necessità di coniugare questa ambizione con le prerogative di salvaguardia occupazionale e di transizione ecologica. Il cammino per una risoluzione è erto, ma è chiaro che, nel dibattito tra parti sociali e poteri pubblici, la posta in gioco è molto più che economica.