
In un periodo segnato da persistenti tensioni e conflitti, l’atmosfera di speranza che si respira a Gerusalemme rappresenta un barlume di luce per i popoli della Terra Santa. Lo afferma padre Ibrahim Faltas, Vicario della Custodia di Terra Santa, che ha recentemente condiviso con l’ANSA le sue impressioni e le sue esperienze dirette da questa storica regione.
Partendo di buon mattino da Gerusalemme per recarsi a Cana, dove avrebbe celebrato la messa, padre Faltas ha notato un clima sorprendentemente positivo: “Questa mattina a Gerusalemme si respirava un’aria nuova. Ho visto molti volti sorridenti – narra il francescano – e sembra che la situazione stia lentamente migliorando.” Queste parole sono cariche di significato, considerando il contesto di lungo termine che affligge questa terra disputata.
Il clima di speranza non era limitato solo alla percezione di un ambiente più aperto e sereno, ma si estendeva anche agli eventi spirituali e comunitari. Durante la celebrazione a Cana, nota per essere il sito del primo miracolo di Gesù, il Vicario ha approfondito il suo messaggio di pace: “Oggi abbiamo pregato per che, terminata la tregua, si possa assistere al miracolo della pace definitiva.” Queste parole risuonano potenti in una regione straziata da decenni di conflitto.
Tuttavia, nonostante questi spiragli di ottimismo, preoccupazioni reali persistono. Padre Faltas ha espresso cautela riguardo alla situazione attuale: “La gioia è purtroppo offuscata dalla preoccupazione; stiamo vivendo una fase molto delicata. È solo l’inizio e dobbiamo attendere per vedere quale sarà l’evolversi dei fatti.” Ha poi aggiunto che, nonostante la tregua, i bombardamenti a Gaza continuavano, sottolineando l’urgente necessità di segni concreti che possano rassicurare le popolazioni locali sulla possibilità di una vera pacificazione.
Il Vicario della Custodia di Terra Santa ha anche evidenziato il ruolo essenziale che la comunità cristiana svolge come mediatrice di pace: “I cristiani sono il collante in questa terra e abbiamo fede nel potere riconciliatore della nostra presenza e delle nostre preghiere.”
Queste riflessioni ci portano a considerare quanto sia complesso il cammino verso la pace in regioni così profondamente divise. Malgrado le sfide, le parole di padre Faltas offrono una prospettiva di cautela ma anche di cauto ottimismo. È essenziale che tutte le parti coinvolte prendano decisioni ponderate per evitare di innalzare ulteriori “muri di diffidenza,” e invece lavorino insieme per costruire ponti che possano portare a una soluzione duratura e pacifica.
Come il mondo osserva e spera, solo il tempo dirà se gli sforzi attuali potranno finalmente portare alla tanto anelata pace nella Terra Santa. Forse, in questo contesto, un passo alla volta, piccoli segni positivi come quelli notati da padre Faltas possono segnare l’inizio di una nuova era per Gerusalemme e per tutti i suoi abitanti.