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Stabilità e Crescita Economica: Il Ruolo della BCE nei Mercati del Debito Pubblico Europeo

In ECONOMIA
Gennaio 09, 2025

Negli ultimi mesi, il panorama economico europeo ha mostrato segnali di stabilizzazione notevoli, specialmente nell’ambito dei mercati del debito pubblico. Questo scenario è stato influenzato marcatamente dalle azioni della Banca Centrale Europea (BCE), che ha giocato un ruolo cruciale nel moderare gli spread dei titoli di Stato, promuovendo un generale clima di fiducia verso la tenuta dei conti pubblici in nazioni come Italia, Spagna, Grecia e Portogallo.

Il sostegno della BCE è arrivato in un periodo particolarmente tremulo, segnato da instabilità politica in Francia e Germania e da elezioni cruciali negli Stati Uniti, tutte eventi che potenzialmente potevano scuotere il mercato. Inoltre, la situazione economica globale è stata complicata da un aumento dell’inflazione e da previste revisioni al rialzo dei tassi di interesse in risposta a politiche fiscalmente espansive, come quelle promesse dall’ex presidente USA, Donald Trump.

In questo contesto, i paesi periferici dell’Eurozona sono riusciti a difendersi efficacemente dalle turbolenze. L’Italia, per esempio, nonostante abbia i rendimenti dei titoli di stato (Btp) più elevati tra i paesi della zona euro, ha visto una riduzione dello spread Btp-Bund, passando da 139 punti base a inizio settembre a 114 punti base attuali. Al contrario, la Francia ha visto un aumento dello spread dal di sotto dei 70 punti base a oltre gli 80.

Questa divergenza rispecchia la valutazione della BCE, che utilizza un benchmark alternativo basato sui tassi degli Swap su Overnight Index (OIS), segnalando un miglioramento per l’Italia, mentre per altri paesi come Spagna e Portogallo i dati mostrano un leggero allargamento dello spread rispetto ai tassi OIS.

Il ruolo della BCE non è limitato solamente alla supervisione degli spread. L’istituzione finanziaria europea ha anche segnalato, nel suo ultimo Bollettino Economico, l’intenzione di non vincolarsi in merito alle future politiche monetarie, nonostante le aspettative di un’inflazione che si stabilizzerà intorno al 2% nel medio termine, condizione essenziale per la progressiva riduzione dei tassi di interesse prevista per il 2025.

Questo scenario complesso si rispecchia anche nella crescita economica dell’area euro, con segnali orientati al ribasso, aggravati dalle possibili nuove politiche protezionistiche degli Stati Uniti contro l’export europeo. Ad esempio, la Germania ha recentemente evidenziato una crescita superiore alle attese nella sua produzione industriale, ma ciò non cambia le previsioni di una crescita molto contenuta per il 2025, conseguenza di una serie di recessioni nei due anni precedenti.

Infine, la fine degli acquisti di debito pubblico europeo da parte della BCE, segnata a fine dicembre, pone delle sfide significative. Solo a dicembre, la BCE ha ridotto il proprio portafoglio di debito italiano di quasi sei miliardi di euro, parte di un totale di 7,4 miliardi, acquisiti mediante il programma pandemico PEPP.

In conclusione, la BCE ha manifestato chiaramente la propria strategia di uscita dalla politica eccezionale di acquisto di debito, accompagnando questa transizione con un monitoraggio attento degli spread e instillando fiducia nei mercati finanziari circa la capacità delle economie periferiche di gestire efficacemente i propri bilanci. La strada verso una stabilità durevole e un rialzo della crescita economica è ancora lunga e intricata, ma le fondamenta per affrontare future sfide sembrano essere state attentamente posate.