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Turbolenze sulle Pensioni: Cgil Denuncia un Aumento dei Requisiti, Inps Smentisce

In ECONOMIA
Gennaio 09, 2025

Nel paesaggio socio-economico italiano recente si registra un acceso confronto tra principali attori governativi e sindacali riguardo le future disposizioni pensionistiche italiane. Al centro delle controversie vi è la denuncia da parte della Cgil, una delle principali organizzazioni sindacali italiane, su un presunto irrigidimento dei requisiti di accesso alla pensione. Secondo il sindacato, l’Inps avrebbe discretamente adeguato gli applicativi, prefigurando un incremento di tre mesi per l’accesso alle pensioni di vecchiaia e anticipata dal 2027.

Il sindacato sostiene che tale aggiornamento sarebbe basato su previsioni di aumento dell’aspettativa di vita, situando i requisiti per la pensione di vecchiaia a 67 anni e tre mesi e per quella anticipata a 43 anni e un mese di contributi a partire dal 2027. Le proteste si intensificano quando Andrea Orlando, ex ministro del Lavoro e esponente del Partito Democratico, etichetta l’aggiornamento come un “inganno organizzato” del governo in carica, in contraddizione con le promesse pre-elettorali di abolizione della riforma Fornero.

Nonostante le affermazioni della Cgil, l’Inps è pronta a rassicurare che le normative vigenti non subiranno variazioni senza un’adeguata delibera legislativa. L’ente previdenziale dichiara che ogni certificazione sarà redatta conforme alle tabelle attualmente in vigore, smentendo così le informazioni uscite in maniera precipitosa.

L’intervento del sottosegretario al lavoro e senatore della Lega, Claudio Durigon, conferma questa posizione. Durigon critica la gestione comunicativa dell’Inps e rassicura che eventuali cambiamenti legati a un accrescimento dell’aspettativa di vita non saranno accettati passivamente. Questa assicurazione risponde, tra l’altro, all’intervento del presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, che aveva segnalato un prolungamento previsto dell’aspettativa di vita, dibattito che di fatto potrebbe influenzare i futuri schemi pensionistici.

Tuttavia, nonostante le dichiarazioni a rassicurazione, l’inquietudine rimane palpabile tra i lavoratori, soprattutto per coloro nati nel 1960, i cui piani pensionistici erano già stati compromessi dalla fine della misura di Quota 100. Ulteriori preoccupazioni emergono dall’ipotesi di un incremento dell’età pensionabile, già fissata per restare a 67 anni fino al 2026 per le pensioni di vecchiaia, e con requisiti di 42 anni e 10 mesi di contribuzione per l’anticipata, cifre che riceveranno un aggiustamento temporale di tre mesi.

Il clima di incertezza e la mancanza di trasparenza nell’operato dell’Inps hanno spinto Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil, a richiedere immediati chiarimenti e una definizione chiara dei piani futuri. Tale situazione vue come un ulteriore aggravio del quadro legislativo, con possibile creazione di una nuova ondata di “esodati”, terminologia coniata per indicare quei lavoratori che, a causa di cambiamenti normativi, si ritrovano senza adeguate coperture previdenziali.

Complessivamente, il dibattito sulle pensioni in Italia rimane un tema scottante, con potenziali implicazioni sia per il presente sia per il futuro del sistema di protezione sociale del Paese. La discussione si inserisce in un più ampio dialogo su come equilibrare le promesse di stabilità economica, le esigenze di bilancio e le aspettative di sicurezza sociale dei cittadini italiani.