In attesa delle elezioni regionali che animeranno il panorama politico italiano questo autunno, la Liguria emerge come un teatro cruciale per il “Campo Largo”, la coalizione di sinistra che aspira a consolidare la sua presenza sul territorio nazionale. Se nelle regione di Emilia Romagna e Umbria, la marcia della coalizione appare assai spedita e coerente, il terreno ligure mostra crepe e indecisioni che potrebbero turbare la compattezza del gruppo.
Uno degli ostacoli più significativi è senza dubbio rappresentato dalla posizione ambigua di Italia Viva (Iv), il partito fondato da Matteo Renzi. Attualmente parte della giunta di centrodestra a Genova, Iv sconta il dubbio di certezza sui suoi reali orientamenti politici. Proprio in quest’ambito, recenti incontri al tavolo di coalizione hanno rivelato assenze marcanti come quella di Iv, dimostrando una frattura sulla linea di condotta da adottare.
Le tensioni per Italia Viva emergono chiaramente nelle parole di esponenti di Movimento 5 Stelle e Azione per la Sensibilità Sociale (Avs), i quali impongono a Iv la condizione di lasciare la giunta genovese prima di una piena integrazione nella coalizione di sinistra. Gianni Cuperlo, esponente del Partito Democratico, ribadisce questo concetto in una recente intervista a La Stampa, sottolineando l’incompatibilità tra sostegno a giunte di centrodestra e un serio impegno nel centrosinistra.
Questo scenario mette in luce una delle principali sfide del Campo Largo: definire una strategia unificata che non sia solo una mera somma di sigle partitiche, ma un progetto politico coerente e condiviso. Il dibattito su questioni come il superbonus, la transizione verde e il salario minimo mostra un campo di idee confliggenti all’interno della stessa coalizione, con Italia Viva che non ha aderito alla proposta di legge sul salario minimo presentata dalle altre forze di opposizione.
A complicare ulteriormente il quadro è la posizione di Carlo Calenda, leader di Azione, il quale ha espresso riserve sull’ingresso nel Campo Largo senza una chiara visione programmatica condivisa, specialmente su temi sensibili come la politica estera e il sostegno all’Ucraina.
La figura di Andrea Orlando, deputato del PD e ex Ministro del Lavoro, emerge come possibile candidato alla presidenza della regione da parte della coalizione, attirando rispetto ma anche la richiesta di un forte programma di governo condiviso.
Infine, un elemento che testimonia il lavoro già compiuto e quello ancora da fare è rappresentato dal recente referendum contro la riforma dell’autonomia, una battaglia che vede il Campo Largo unito. Questo dimostra come, malgrado le divisori interne, esista un fondo di intenti comuni che potrebbe eventualmente cementare alleanze e superare divergenze.
In conclusione, la situazione in Liguria non è soltanto il riflesso di una coalizione alla ricerca di un accordo, ma il simbolo di un più ampio rimescolamento delle carte politiche italiane, in cui il “Campo Largo” si gioca molto del suo futuro politico e ideologico.