La riforma del sistema di elezione del premier in Italia si appresta a vivere un momento cruciale. Martedì prossimo, la Commissione Affari costituzionali del Senato si accinge a votare la modifica più significativa del ddl Casellati sul premierato elettivo, che include anche l’emendamento proposto dal governo. La novità sta nell’introduzione dell’elezione diretta del Capo del Governo, una proposta che ha scatenato vivaci discussioni e approfondite valutazioni all’interno delle istituzioni politiche.
I lavori della Commissione si sono concentrati sull’analisi e il voto di oltre 600 sub emendamenti presentati dalle opposizioni. Durante questo intenso scrutinio, sono state apportate modifiche importanti all’originario progetto di legge. Dalla proposta si è eliminata la quota del 55% dei seggi come premio di maggioranza, si è introdotto un limite ai mandati esecutivi consecutivi, e si è aggiunta la facoltà di revoca dei ministri alla già esistente prerogativa del premier di nominarli.
Marcello Pera, Presidente emerito del Senato, ha già annunciato il suo voto favorevole con alcune riserve. Anche se condivide alcune delle critiche sollevate dall’opposizione, ha espresso il suo auspicio che le sue osservazioni vengano prese in considerazione nei prossimi passaggi legislativi. In particolare, Pera ha messo in dubbio la necessità dell’elezione diretta del primo ministro, sostenendo che sarebbe sufficente conferire i poteri adeguati al leader della coalizione vincente.
Il dibattito è stato infiammato anche dalla richiesta delle opposizioni e di alcuni partiti della maggioranza, come Forza Italia e Lega, affinché il governo fornisca anticipatamente un disegno della legge elettorale da abbinare alla riforma del premierato. Tuttavia, la ministra Maria Elisabetta Casellati ha dichiarato che tale legge seguirà solo dopo che il progetto di riforma verrà approvato in prima lettura da Senato e Camera. Questa posizione è sostenuta sia dal presidente della Commissione, Alberto Balboni, che dal capogruppo del Fratelli d’Italia Marco Lisei.
Nonostante ciò, durante il dibattito sono emerse diverse critiche e perplessità. Tra le questioni più spinose emerge la possibilità di un voto disgiunto tra la scheda per il premier e quelle per le Camere. Inoltre, sorge la problematica di come gestire situazioni in cui una coalizione superi la soglia di maggioranza solamente in una Camera o in cui si verifichino risultati opposti tra la Camera dei deputati e il Senato.
La tensione si è altresì acuita in seguito a un diverbio tra la ministra Casellati e il capogruppo di Italia Viva Enrico Borghi, riguardante una presunta mancanza di rispetto verso il Parlamento per una assenza della ministra durante una seduta. Casellati ha prontamente respinto le critiche, sottolineando la propria assidua partecipazione alle sedute.
Con l’approssimarsi della votazione, restano molte questioni irrisolte e la complessità del processo di riforma si fa sentire. Mentre il governo mantiene la propria linea attendista per quanto riguarda la legge elettorale, l’esito del voto sulla riforma del premierato elettivo potrebbe segnare un punto di svolta significativo nel sistema politico italiano.