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A Torino si alzano le voci: un referendum per l’autonomia differenziata

In POLITICA
Luglio 18, 2024

La giornata di Torino si è colorata di un fervore democratico particolarmente significativo, trasformando la storica Piazza Carignano in un fervido centro di attività politica. Lì è stata avviata una campagna di raccolta firme volta a indire un referendum abrogativo contro la controversa legge sull’autonomia differenziata. Questo movimento è spinto da un ammirevole variegato comitato costituito da trenta entità, tra cui spiccano prominenti sindacati come CGIL e UIL, partiti politici come PD, Sinistra Ecologista e Avs, DemoS, Più Europa, M5S, e note associazioni come Libera e ANPI.

L’obiettivo dichiarato è ambizioso: raggiungere le 500mille firme entro la metà di agosto. Giorgio Airaudo, segretario generale della CGIL Piemonte, ha sintetizzato lo spirito dell’iniziativa: “Desideriamo che siano i cittadini a decidere se prediligere una maggiore autonomia o un’accresciuta presenza e qualità dell’intervento statale.” Pertanto, l’appello è rivolto all’efficienza, efficacia, e trasparenza dello Stato, elementi considerati essenziali soprattutto per la tutela dei più deboli.

La paura che sottostà a queste posizioni è che una legge sull’autonomia differenziata possa frammentare l’uniformità dell’intervento statale, mettendo così a rischio i pilastri della equità sociale e di un’accoglienza uniforme dei servizi, particolarmente nelle aree cruciali come la sanità e l’istruzione.

Gianni Cortese, segretario generale della UIL Piemonte, echeggia queste preoccupazioni, sottolineando come una simile legge “minaccerebbe la qualità della democrazia e la socialità, compromettendo la fruizione dei diritti di cittadinanza”. Le parole di Cortese sono un monito: non può esserci coesione in un Paese dove i diritti basilari sono condizionati dalla geografia.

Parallelamente, il senatore del PD Andrea Giorgio ha messo in rilievo come, paradossalmente, una maggiore autonomia potrebbe danneggiare non solo le aree più vulnerabili del Paese, ma anche quelle del nord, tradizionalmente più ricche e organizzate. Secondo lui, questo genere di legislazione, oltre ad aumentare le disparità, “nuoce anche alle più sofisticate infrastrutture economiche regionali”.

In Piazza Carignano, quindi, si è assistito a più di una semplice raccolta firme; si è potuto osservare l’espressione di una resistenza attiva contro una legge ritenuta da molti come divisiva. Il via è stato dato “col piede giusto”, come sottolineato da Cortese, simboleggiando una partenza ottimistica verso un obiettivo che mira a più che semplici firme su un foglio. Ciò che si vuole è un risveglio collettivo sull’importanza di mantenere l’Italia “una e indivisibile”, come enfatizzato da Airaudo, ricordando così i principi fondanti dell’articolo 5 della Costituzione Italiana.

L’evolversi della situazione a Torino potrebbe quindi giocare un ruolo significativo nel modellare non solo il panorama politico futuro dell’Italia, ma anche nel rafforzare o modificare la percezione della cittadinanza riguardo al delicato equilibrio tra autonomia regionale e uniformità statale. Questo referendum, se dovesse andare avanti con il sostegno richiesto, segnerà una tappa decisiva in un dibattito che è tanto vecchio quanto la Repubblica stessa.