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Addio a Domenico Rosati, Guida Storica delle Acli e Voce Critica del Cattolicesimo Sociale

In POLITICA
Ottobre 14, 2024

Si è spento ieri a Roma, all’età di 95 anni, Domenico Rosati, figura emblematica del cattolicesimo sociale e politico italiano. I suoi contributi come giornalista e politico attraversano decenni di storia italiana, lasciando un segno indelebile nel tessuto socio-politico del Paese. Nato a Vetralla il 5 febbraio 1929, Rosati ha completato la sua formazione in giurisprudenza presso l’Università La Sapienza di Roma, avviandosi presto verso una carriera che lo ha visto protagonista in diversi campi.

La sua passione per il giornalismo prende forma negli anni Cinquanta quando entra nelle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli), inizialmente come capo dell’ufficio stampa e poi come direttore del periodico “Azione Sociale”. Collaboratore di testate quali Avvenire e Il Mattino, Rosati ha sempre intrecciato nelle sue analisi acume critico e prospettive innovative, dimostrandosi vociante interprete degli intrecci tra fede e politica.

Il suo mandato come presidente delle Acli, dal 1976 al 1987, rappresenta un periodo di significativa transizione per l’associazione. Seguendo la controversa presidenza di Emilio Gabaglio, il cui orientamento verso l’ipotesi socialista aveva creato dissidi con il Vaticano, Rosati s’impegna nel riconciliare l’associazione con la Chiesa. Questo processo culmina in un rinnovato dialogo con la gerarchia ecclesiastica, impreziosito anche da incontri con Papa Giovanni Paolo II.

Durante la sua leadership, Rosati ha reindirizzato le Acli verso un approccio che sposava la socialità al movimento civico, incentrato sui temi della pace, del lavoro e della democrazia. La sua visione emerge con chiarezza durante l’organizzazione della marcia per la pace del 1983, da Palermo a Ginevra, un evento di protesta contro il riarmo atomico che segnalava la base di Comiso come uno dei punti nevralgici del dibattito sul nucleare in Europa.

L’inclusione di Rosati nella scena politica nazionale si concretizza con il suo mandato al Senato, eletto come indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana. Il suo periodo legislativo, che va fino al 1992, è segnato da una costante ricerca di mediazione tra la fede cristiana e l’impegno civico, un equilibrio che ha cercato di trasferire anche nella sua vita personale.

Moglie di Rosati, Elena, con cui convolò a nozze nel 1956, lo aveva lasciato tre anni fa, e il loro lungo cammino insieme sembra riflettere la dedizione e la costanza che Domenico ha sempre mostrato nel suo lavoro. I loro figli, Maria, Marco ed Elisabetta, hanno dato notizia della sua scomparsa, annunciando che i funerali si terranno mercoledì 16 ottobre nella parrocchia Santissima Trinità a Villa Chigi.

Le ultime parole che rimangono a simboleggiare il pensiero di Rosati sono forse quelle del cardinale Garrone, esposte orgogliosamente nel suo studio: “Un uomo ridotto alla sola obbedienza è una caricatura”. Un promemoria della sua lotta per un cattolicesimo attivo e critico, che non accetta passività ma esige un impegno costante e consapevole.

La scomparsa di Domenico Rosati non segna soltanto la fine di un’epoca per le Acli ma chiude un capitolo importante della storia sociale e politica italiana, il cui impatto e le cui riflessioni continueranno a influenzare le generazioni future.