
Un gesto eclatante ha interrotto la monotonia politica a Montecitorio il martedì scorso. Stefano Apuzzo, ex parlamentare e oggi candidato alle elezioni europee con Avs, ha drammaticamente esposto due bandiere della Palestina da uno dei balconi della Camera dei Deputati, dopo aver percorso un cornicione esterno. La sua azione non solo ha catturato l’attenzione dei media, ma ha anche sollevato questioni urgenti riguardanti il ruolo dell’Italia nel conflitto israelo-palestinese.
Il messaggio di Apuzzo è chiaro e allarmante: “Voglio ricordare alle istituzioni e al governo italiano che c’è un massacro in corso a Gaza”. Ha poi sottolineato la tragica perdita di vite umane, 35mila, a suo dire, prevalentemente donne e bambini, implicando pesantemente la responsabilità delle forniture militari italiane a Israele. Questa dichiarazione pone l’Italia al centro di una controversia internazionale riguardante le proprie politiche estere e le alleanze militari.
La protesta di Apuzzo si collega a una lunga storia di attivismo politico. Eletto con i Verdi nel 1992 e successivamente assessore a Rozzano, nei pressi di Milano, ha sempre mostrato una spiccata inclinazione verso azioni di forte impatto visivo e mediatico. Non è nuovo agli atti di protesta arditi e pericolosi, come quando quasi tre decenni fa si espose contro gli esperimenti nucleari di Chirac insieme a Marina Ripa di Meana.
L’ex deputato, descritto anche come critico d’arte, ha illustrato come la logistica della sua protesta sia stata influenzata dalle circostanze: il suo piano originale di esporre le bandiere direttamente in Aula è stato impedito dalla sospensione improvvisa della seduta. Di conseguenza, ha sfruttato un’opportunità inaspettata nella Sala Aldo Moro, trasformandola in una piattaforma per la sua dimostrazione.
Approfondendo le motivazioni dietro il suo gesto, Apuzzo critica apertamente le collaborazioni italiane in ambito di sicurezza e tecnologia con Israele, esprimendo preoccupazione per i potenziali impieghi militari degli accordi con le università israeliane. Egli evoca un bisogno impellente di un “cessate il fuoco”, la liberazione degli ostaggi da entrambe le parti e la cessazione del supporto militare italiano a Israele, il quale, secondo lui, contribuisce direttamente al conflitto in corso.
La risposta del governo e delle istituzioni italiane all’atto di Apuzzo sarà cruciale per comprendere l’impatto della sua protesta. Il suo è un chiaro tentativo di sollecitare un cambio di direzione nella politica estera italiana e di intensificare il dibattito pubblico su temi di giustizia e responsabilità internazionale.
In conclusione, l’azione di Stefano Apuzzo a Montecitorio non è solo un simbolo di solidarietà con il popolo palestinese, ma rappresenta anche una sfida diretta alla politica estera italiana, invitando a una riflessione profonda sui costi umani del conflitto in Gaza. Con la sua protesta, Apuzzo non solo ha attirato l’attenzione sulle sue posizioni politiche in vista delle prossime elezioni europee, ma ha anche riacceso un dibattito necessario sulla posizione dell’Italia nel panorama geopolitico attuale.