
“I dati del rapporto della Banca d’Italia sull’economia lucana confermano, con evidenza preoccupante, una realtà di stagnazione produttiva, fragilità sociale e squilibri strutturali che richiede risposte concrete e tempestive da parte della Regione”. Lo dichiara il Vice Presidente del Consiglio Regionale della Basilicata, Angelo Chiorazzo, commentando i principali indicatori economici diffusi dall’istituto centrale. “Nel 2024 il PIL lucano si è contratto dello 0,2%, a fronte di una produzione automobilistica crollata del 63,5% nello stabilimento di Melfi. Ancora più preoccupante il dato sull’export, sceso del 42,4%, chiaro segnale della crisi che investe l’apparato produttivo regionale. Anche il mercato del lavoro mostra criticità: calano gli occupati nell’industria, il tasso di partecipazione resta basso, soprattutto tra giovani e donne, e la popolazione in età attiva continua a diminuire. Il settore agricolo, inoltre, ha vissuto un anno drammatico, con perdite produttive superiori al 70% in diversi comuni a causa della crisi idrica”. “Altro che ripresa: la Basilicata rischia un progressivo isolamento – prosegue Chiorazzo – nonostante la disponibilità di risorse straordinarie legate al PNRR, i cui progetti registrano forti ritardi. La crescita della spesa pubblica non si traduce in sviluppo strutturale e coesione sociale. Gli oltre 2,4 miliardi di euro disponibili rischiano di non produrre effetti duraturi senza una visione chiara e una governance efficace”. “Il dato più allarmante – sottolinea – è il cortocircuito tra l’aumento della spesa corrente, l’incremento dei costi sanitari, la contrazione della produttività e l’impoverimento del tessuto economico e sociale. Per questo chiediamo un deciso cambio di passo: una vera cabina di regia per il PNRR, un piano straordinario per la reindustrializzazione, un patto per il lavoro giovanile e femminile e una nuova politica industriale che rilanci le filiere strategiche dell’automotive e dell’agroalimentare. Il tempo delle analisi è finito: è il momento di agire, prima che sia troppo tardi”, conclude Chiorazzo.
di Marco Iandolo
