
Nonostante l’entusiasmo e l’impegno nel varcare le soglie dell’innovazione tecnologica, le piccole e medie imprese (PMI) italiane si trovano di fronte ad un ostacolo significativo: la carenza di personale qualificato in grado di supportare e promuovere l’adozione dell’intelligenza artificiale (IA) nei loro processi produttivi. Questo allarme è stato sollevato da Confartigianato in occasione della Giornata della Cultura Artigiana, tenutasi a Pesaro, dove si è discusso l’utilizzo dell’IA nelle imprese e si è fatta luce sulla situazione attuale.
Le cifre sono chiare: delle 134mila imprese italiane considerate pioniere nell’uso dell’IA, ben 125mila sono PMI. Questo indica un sorprendente livello di penetrazione delle nuove tecnologie nel tessuto produttivo italiano, anche tra le realtà d’impresa più ridotte. Tuttavia, la transizione digitale nel nostro paese rischia di trovarsi in una fase di stallo. Sembra infatti che le risorse umane dotate delle cosiddette ‘e-skill 4.0’ – competenze digitali avanzate – scarseggino, mettendo a repentaglio la capacità competitiva del settore.
Ad aggravare la situazione contribuisce il dato preoccupante fornito da Confartigianato: su un fabbisogno di 449mila lavoratori con elevate competenze digitali, mancano all’appello 246mila figure professionali, il che equivale ad un deficit del 54,9%. Si tratta di una lacuna che non può essere colmata nel breve termine e che richiede una risposta strutturata da parte delle istituzioni, del sistema educativo e delle stesse aziende.
La difficoltà a reperire il personale qualificato si impone con maggiore urgenza in alcune regioni e in determinate categorie professionali. Ad esempio, il Trentino Alto Adige si segnala come l’area con la maggiore penuria di profili tecnici, in particolar modo tra i tecno-elettricisti, figure cruciali per la manutenzione e l’implementazione di sistemi basati sull’IA.
Questa discrepanza tra domanda e offerta di lavoro qualificato innesca una serie di riflessioni sulle politiche formative attuali. È evidente la necessità di potenziare i programmi di studio e di aggiornamento professionale, dando spazio a contenuti e metodologie in linea con le mutate esigenze del mercato. Si pone, inoltre, l’importanza di creare sinergie tra università, istituzioni formative e mondo produttivo, al fine di garantire un continuo aggiornamento delle competenze e una formazione che possa rispondere concretamente alle richieste delle PMI.
L’avanguardia tecnologica è un terreno fertile per le imprese che intendono rimanere competitive e innovare. Ma senza le giuste competenze, la tecnologia in sé rischia di rimanere un’opportunità inaccessibile. Le PMI italiane, pur essendo pronte ad abbracciare la rivoluzione dell’IA, si trovano a dover navigare in un mercato del lavoro non ancora all’altezza delle sfide imposte dall’era digitale. Sarà cruciale, nei prossimi anni, lavorare sull’allineamento tra i talenti formati e le esigenze del settore produttivo per assicurare uno sviluppo equilibrato e tutto sommato prospero dell’economia nazionale.