All’università La Sapienza di Roma si è scatenata una vivace protesta contro Alessandro Giuli, Ministro della Cultura. Nonostante l’evento cui il Ministro avrebbe dovuto partecipare fosse terminato un’ora prima, un nutrito gruppo di studenti universitari del collettivo “Cambiamo Rotta” ha deciso di rimanere in presidio dinanzi alla facoltà di Lettere e Filosofia, luogo simbolico e carico di storia, soprattutto per la tragica perdita di due studenti antifascisti, vittime di atti violenti decenni fa.
Il cuore delle loro rivendicazioni pulsava forte di una critica aspra e decisa: accusano il Ministro di portare avanti una politica culturale che, a loro vedere, strizza l’occhio a ideologie di stampo fascista e guerrafondaio, facendo leva su associazioni del passato come “Meridiano Zero”, nota per le sue pubblicazioni di destra radicale, e “Med-Or”, attuale fondazione incentrata sulla cooperazione nel Mediterraneo orientale, che secondo i manifestanti sarebbe solo una facciata per interessi politici e militari.
I cartelli agitati dagli studenti esprimevano con forza la loro disapprovazione: “Da Franceschini a (San)Giuli(ano), PD e fascisti contro la cultura” e “Ieri Meridiano Zero, oggi Med-Or. Bocciamo il fascismo e la cultura del precariato”, sono solo alcuni degli slogan che coloravano la protesta. Essi criticano l’attuale politica culturale come promotrice del precariato e del degrado intellettuale, opponendosi con vigore a quello che percepiscono come un retaggio di periodi bui della storia italiana.
La scelta della facoltà di Lettere e Filosofia come luogo del presidio non è casuale ma è intrisa di simbolismo. Questo dipartimento, che ha visto la vita e la crescita intellettuale di molti giovani, diventa una volta di più arena di confronto e di lotta ideologica, evidenziando come la cultura, l’istruzione e la formazione dei giovani si trovino spesso al centro di scontri politici e ideologici.
Inoltre, il protagonismo giovanile di questa protesta riflette un più ampio malcontento verso le politiche culturali vigenti che, secondo il collettivo “Cambiamo Rotta”, non solo non risolvono ma exacerbano le condizioni di precarietà in cui molti giovani italiani si trovano a dover vivere e studiare. La presenza di una bandiera palestinese sventolata durante il presidio fa eco anche a una solidarietà internazionale verso altre cause, collegando locali battaglie politiche e culturali a contesti globali.
In sintesi, l’atmosfera di contestazione a La Sapienza solleva questioni essenziali riguardo alla libertà accademica, al ruolo della cultura nel modellare una società aperta e inclusiva e alla responsabilità dei governanti nell’essere veri rappresentanti delle esigenze e delle aspirazioni della loro popolazione, in particolare quella più giovane e vulnerabile agli attuali tumultuosi scenari politici e sociali.