
L’industria delle telecomunicazioni, una volta fiorente a Trieste, si trova ora a fronteggiare una considerevole incertezza. La recente comunicazione di Ublox, importante azienda attiva nella produzione di apparecchiature per la telecomunicazione mobile, ha lasciato in sospeso il futuro di circa 200 dipendenti del settore ricerca e sviluppo. Durante un recente incontro presso la loro sede di Prosecco, Trieste, è stato fatto presente dal sindacato Usb, per voce di Massimiliano Generutti, responsabile per il Coordinamento Lavoro Privato, che l’azienda prevede una cessazione totale delle attività legate alla telefonia cellulare.
Fino a fine 2022, Ublox aveva manifestato l’intenzione di recuperare le perdite finanziarie accumulate dal settore entro il 2026. Tuttavia, le recenti dichiarazioni rappresentano una brusca deviazione da questo percorso, confondendo le aspettative e proiettando una “doccia fredda” sui suoi impiegati che ora rischiano il posto di lavoro. La procedura indicata dal sindacato preannuncia la sopravvivenza di soltanto un nucleo ristretto di lavoratori post-ristrutturazione.
Questa situazione non si profila isolata nel contesto industriale triestino, ma si inserisce in una crisi più ampia. La regione sta già affrontando significative sfide in termini di deindustrializzazione, soprattutto nel settore storico delle telecomunicazioni. Ne è un lampante esempio il caso della Flextronics, anch’essa protagonista di discussioni ministeriali per gestire esuberi significativi che toccano circa 350 impiegati.
In risposta a questa crescente problematica industriale, sono stati avviati dialoghi con figure istituzionali di rilievo, tra cui l’assessore regionale al Lavoro, Alessia Rosolen. Questi sforzi mirano a catalizzare l’attenzione a livello ministeriale sulla questione della deindustrializzazione, con particolare enfasi sul settore delle telecomunicazioni, ritenuto strategico per il mantenimento dell’innovazione e dell’occupazione qualificata nel nostro territorio.
Le questioni attuali evidenziano una trasformazione critica nell’industria delle telecomunicazioni a Trieste e sollevano questioni fondamentali riguardo il futuro economico della regione. L’Unione sindacale di base ha espresso fermamente l’intenzione di posizionare questa problematica al centro delle future trattative, sottolineando l’importanza di una strategia coordinata che salvaguardi i lavori e stimoli la riconversione industriale senza perdere di vista le competenze e l’innovazione che hanno caratterizzato la storia industriale di Trieste.
Questo scenario richiede una risposta multisettoriale che coinvolga aziende, sindacati, enti governativi e istituzioni educative per riconsiderare le strategie di sviluppo economico e formativo, al fine di sostenere non solo la ricollocazione dei lavoratori ma anche la transizione verso settori tecnologici emergenti. La situazione attuale, se da un lato pone sfide significative, dall’altro offre anche l’opportunità di reimmaginare il tessuto industriale di Trieste con una visione più resiliente e orientata al futuro.