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Crisi nel Settore dei Carburanti: Benzinai in Rivolta e Riforma Posticipata

In ECONOMIA
Settembre 04, 2024

Una tempesta si è abbattuta sul settore della distribuzione dei carburanti in Italia, con una riforma legislativa che ha scatenato ampie controversie. Dopo un percorso lungo oltre un anno di dibattiti e confronti che ha coinvolto gestori di impianti e rappresentanti del governo al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’iter del disegno di legge carburanti subisce un rallentamento. Ulteriori approfondimenti sono stati giudicati necessari, mentre le associazioni dei gestori degli impianti minacciano una serrata completa e manifestazioni di pubblico dissenso.

Il cuore del conflitto risiede nelle modifiche proposte, che, secondo Faib Confesercenti, Fegica, e Figisc/Anisa Confcommercio, avvantaggerebbero principalmente le compagnie petrolifere, introducendo contratti più precari con i gestori dei punti vendita. Tali contratti avrebbero una durata di cinque anni ma potrebbero essere rescissi con soli 90 giorni di preavviso, ampliando quindi un clima di incertezza per i diretti interessati. “Ci distrugge”, hanno commentato agitati i rappresentanti dei gestori, definendo la proposta “la più incauta e peggior riforma nella storia dei rifornimenti in Italia”.

Dall’altro lato, Unem, l’associazione delle aziende del settore petrolifero, sostiene il disegno di legge come strumento essenziale per la razionalizzazione della rete di distribuzione. Anche Assoutenti, un’associazione dei consumatori, esprime soddisfazione per la direzione presa, mentre l’Union Nationale dei Consumatori (UNC) si riserva di sostenerla, ma chiede cautela per non minare la concorrenza.

La riforma si propone di accompagnare la transizione del settore verso pratiche più sostenibili, promuovendo la mobilità verde e l’installazione di infrastrutture per la ricarica elettrica e l’uso di biocombustibili. Con un occhio verso il futuro, il disegno di legge prevede incentivi significativi per coprire fino al 50% delle spese per l’installazione di colonnine di ricarica e una dotazione annuale di 47 milioni di euro tra il 2025 e il 2027 per supportare tale transizione.

Critiche forti arrivano anche dal panorama politico, con Pd e Movimento 5 Stelle che stigmatizzano la proposta come nefasta. Il deputato dem Vinicio Peluffo ha descritto la riforma come “costruita apposta contro gli operatori e i consumatori” citando come esempio eclatante “l’eliminazione della differenza tra il prezzo del carburante servito e quello self”, che potrebbe escludere una pratica molto diffusa e apprezzata dai consumatori.

Tra tensioni e aspettative, il settore dei carburanti si trova in un momento cruciale, agitato dalle onde di una riforma che si prevede possa ridefinire gli equilibri attuali. Mentre il governo medita su modifiche e i benzinai premono con minacce di serrate, l’industria petrolifera italiana si aggira sull’orlo di una rivoluzione, sia tecnologica che normativa, con l’obiettivo dichiarato di un futuro più sostenibile, ma il percorso resta incerto e pieno di ostacoli.