L’analisi recente dell’Istituto Nazionale di Statistica, esposta dal presidente Francesco Maria Chelli durante un’audizione congiunta delle Commissioni Bilancio di Senato e Camera, rivela una situazione allarmante nel settore della medicina generale in Italia. Dati e tendenze delineano un panorama che richiede attenzioni immediate e strategie efficaci per prevenire una crisi imminente nel sistema sanitario nazionale.
La base della medicina generale, colonna vertebrale delle cure primarie, mostra segni di un decremento sostanziale sia in termini di disponibilità di medici che di qualità del servizio erogato ai cittadini. Al 2022, si registra una densità di soli 6,7 medici generici per 10.000 abitanti, una proporzione che sottolinea una realtà in declino, visto che questi professionisti rappresentano solo il 15,7% dell’intero organico medico del paese.
Un dato ancor più inquietante emerge dall’analisi demografica di questi professionisti: circa il 77% dei medici di medicina generale ha 55 anni o più. Questo aspetto, combinato con una riduzione di oltre 6.000 unità nell’ultimo decennio — da 45.437 nel 2012 a 39.366 nel 2022 —, preannuncia un vuoto generazionale che potrebbe avere ripercussioni severe sulla continuità delle cure e sulla capacità del sistema di rispondere efficacemente alle necessità della popolazione.
Parallelamente alla diminuzione numerica dei medici, assistiamo a un aumento della pressione lavorativa su quelli rimasti attivi: il numero di assistiti per ciascun medico è cresciuto da 1.156 a 1.301 nello stesso periodo di tempo, intensificando ulteriormente il carico di lavoro e potenzialmente impattando la qualità delle cure offerte.
Questa concomitanza di fattori negativi mette in luce le sfide strutturali e organizzative che stanno minacciando la sostenibilità della medicina generale in Italia. L’avanzare dell’età media dei medici senza un adeguato ricambio generazionale rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Le conseguenze di un simile trend sono molteplici: dall’allungamento dei tempi di attesa, alla riduzione dell’accessibilità ai servizi, fino al rischio di un deterioramento generale della salute pubblica.
Le politiche attuali e le strategie di reclutamento devono essere rivisitate e adeguatamente potenziate al fine di attrarre nuovi talenti nel campo della medicina generale. Incentivi, formazione aggiornata, miglioramento delle condizioni di lavoro e una chiara prospettiva di carriera possono giocare un ruolo cruciale nel rilanciare quest’area così critica per il benessere collettivo.
La prospettiva di un’imminente carenza di medici di base chiama quindi a una risposta decisa e coordinata da parte delle istituzioni competenti. Il tempo per agire e riformare è ora, per garantire che i pilastri della medicina generale possano reggere il peso crescente di una popolazione che invecchia e che sempre più si affiderà a loro per la gestione della propria salute.