

Dal cuore dell’Italia ai palcoscenici internazionali, il duo DAUDIA – formato da Davide Maiale e Claudia Pasquariello – ha costruito un percorso musicale fatto di passione, talento e continua evoluzione. Noti per le loro apparizioni in X Factor UK, The Winner Is, Sanremo Giovani e molti altri talent show europei, i due artisti hanno saputo conquistare il pubblico con la magia delle loro armonizzazioni vocali e l’energia del loro sound acustico. Nel 2020, la loro cover acustica di Jerusalema è diventata un fenomeno globale, totalizzando milioni di visualizzazioni e portandoli sotto i riflettori di media internazionali. Da quel momento, la loro carriera ha spiccato il volo, portandoli a esibirsi in location esclusive tra Europa, Stati Uniti e Sudafrica. Nel 2023, dopo aver collaborato con Arisa e aver calcato il palco del NAMM SHOW di Los Angeles, il duo ha consolidato ulteriormente il proprio percorso con l’uscita dell’album Il Nostro Tempo, un viaggio musicale tra generi e lingue che racconta esperienze, emozioni e crescita artistica. In questa intervista, DAUDIA ci raccontano la loro storia, i momenti chiave della loro carriera e i progetti futuri che li attendono. Un dialogo intimo e sincero con due artisti che continuano a scrivere la propria musica senza confini.
Il vostro percorso musicale vi ha portati dall’Italia agli Stati Uniti, passando per talent internazionali come X Factor UK, qual è stata la svolta più significativa nella vostra carriera fino ad oggi?
Pur avendo viaggiato tantissimo in Europa e Stati Uniti, una svolta importante ci fu durante il periodo del Covid, quando ci trovammo costretti a reinventarci restando fermi in un unico posto. Iniziammo a postare video di cover arrangiate in chiave acustica in paesaggi e luoghi di interesse culturale situati nei dintorni della nostra Regione di origine (che è la Campania ndr.); molti di quei videoclip andarono virali e ci permisero di essere conosciuti anche oltreoceano. Quello è stato un momento importante del nostro percorso artistico.
Come è nato il progetto DAUDIA e qual è stata l’idea alla base della fusione delle vostre voci e del sound che vi caratterizza?
Il progetto è nato nel 2016, grazie ad una serie di coincidenze e di incastri ci ritrovammo a suonare insieme ad un evento e l’alchimia musicale tra di noi fu subito evidente. Non ci conoscevamo affatto, eppure sembrava che suonassimo e cantassimo insieme da sempre, non abbiamo mai programmato ciò che saremmo diventati, il sound è semplicemente venuto fuori creando armonie con le nostre voci. Nell’evoluzione del progetto poi, abbiamo accostato anche l’utilizzo di strumenti acustici che già suonavamo individualmente e, alcuni di questi, sono divenuti nel tempo fondamentali, come l’ukulele.
Il Nostro Tempo è un viaggio musicale tra diversi generi e lingue, qual è stato il filo conduttore che ha guidato la sua creazione?
L’album racconta un percorso, un viaggio fatto negli ultimi 2 anni. Quasi tutte le canzoni sono state scritte in questo arco temporale, ad eccezione di “Scorpione” che abbiamo voluto ugualmente inserire ma che faceva parte di un periodo antecedente. Ogni canzone tratta un tema specifico, che può essere un evento, una vicenda vissuta da noi personalmente, oppure una storia che ci è stata raccontata. Quando scriviamo, ci piace raccontare qualcosa di vero e facciamo in modo che l’ascoltatore possa anche darne una propria interpretazione, ritrovando se stesso tra le parole dei nostri testi. Inoltre, il sound tra un brano e l’altro cambia, ci sono ballad e brani upbeat, canzoni con sfumature country pop e altre con un’impronta pop-rock. Il filo conduttore è sempre quello di raccontarsi attraverso lo stile Pop e le sue varie sfaccettature. L’album è bilingue perché riflette le nostre esperienze in Italia tanto quanto quelle fuori dal territorio nazionale, i brani in inglese sono stati scritti durante i nostri viaggi all’estero e sono stati presentati talvolta proprio in competizioni internazionali o in tv statunitensi.
Quale traccia dell’album sentite più vicina alla vostra identità artistica e perché?
Sicuramente “Il nostro tempo” che dà il titolo all’album, per vari motivi. È una canzone autobiografica scritta in un particolare momento vissuto qualche mese fa, ha delle sonorità elettro pop che ci caratterizzano da sempre e poi c’è un assolo di sassofono registrato da un nostro carissimo e talentuosissimo amico, Mario Luce, che è scomparso un paio di mesi fa. Questa canzone rappresenterà per sempre il forte legame che avevamo con lui, anche perché pochi giorni prima dell’uscita del nostro album decidemmo di inserire in extremis questa parentesi di sax, cambiando la versione iniziale della canzone. Siamo contenti di averlo fatto, perché per noi ora la canzone ha un significato ancora più importante e profondo.
La vostra versione di Jerusalema ha avuto un successo straordinario, vi aspettavate una reazione così forte dal pubblico?
Certo che no! Il periodo di “Jerusalema- Acoustic version” fu quello del Covid, in cui non si poteva uscire e neanche frequentare luoghi affollati e, per questa ragione, giravamo video in paesaggi tranquilli e isolati trovando così anche una valvola di sfogo. Forse fu anche il paesaggio naturalistico del video di Jerusalema a renderlo popolare o, almeno, questa è una delle spiegazioni che ci siamo dati in un momento successivo. Quando pubblicammo il videoclip non ci aspettavamo assolutamente quello che sarebbe successo, ricordo che eravamo a casa e l’autore del brano, Master KG, repostò il nostro videoclip sui suoi social, da quell’istante si scatenò una reazione a catena che portò, in poche ore, il nostro video a diventare virale nel mondo. La cosa che ci rese più felici fu l’apprezzamento da parte dei nativi che parlano la lingua venda, quella della canzone.
Avete suonato in città come Los Angeles e New York, cosa vi affascina del pubblico americano rispetto a quello italiano?
Gli americani sono portatori di entusiasmo e di allegria, ogni volta che ci esibiamo negli Stati Uniti abbiamo sempre un ottimo riscontro. Inoltre, negli States la visione del duo musicale che armonizza e che suona strumenti acustici è molto apprezzata, ci sentiamo perfettamente a nostro agio in qualsiasi situazione live, soprattutto in acustico…non da ultimo possiamo suonare le nostre canzoni inedite in inglese senza doverci preoccupare che il pubblico possa non capire i nostri testi.
Quali sono i vostri progetti futuri, possiamo aspettarci un tour internazionale o nuove collaborazioni?
Nel nostro immediato futuro non mancheranno i viaggi e i live anche all’estero che abbiamo già in programma e che annunceremo a breve, speriamo di riuscire a confezionare un tour che possa partire dall’Italia ed arrivare il più lontano possibile. Quanto alle collaborazioni, ci piacerebbe dar vita a featuring con altri artisti, quali ad esempio Tommaso Paradiso, Rocco Hunt, The Kolors…sono artisti che in qualche modo sentiamo affini alla nostra musica e al nostro modo di scrivere. Vi terremo aggiornati.
Grazie
di Giuseppe Di Giacomo

