
Nel panorama politico italiano, non cessa di suscitare dibattito la questione sempre scottante della maternità surrogata. Eugenia Roccella, ministra alla Famiglia, alla Natalità e alle Pari Opportunità, recentemente ha ripreso a parlare dell’argomento durante un question time alla Camera, confrontandosi sulla legge Varchi, la quale prevede la criminalizzazione universale di questa pratica.
Contrariamente a quanto è stato ipotizzato in alcuni ambienti, la ministra ha sottolineato di non aver mai sollecitato denunce arbitrarie né da parte dei medici né da altre figure professionali. Roccella, con fervore, ribadisce il suo approccio libertario, esprimendo il proprio dissenso verso l’uso della denuncia come strumento per aggirare leggi non condivise. Secondo la sua visione, l’ideale sarebbe combattere per un cambiamento legislativo attraverso strumenti come la protesta civile o la disobbedienza, accettandone consapevolmente le conseguenze.
La ministra illustra il principio, di apparente ovvietà, che i pubblici ufficiali, inclusi i medici, sono tenuti a segnalare le violazioni alle leggi vigenti. Questo non rappresenta un incoraggiamento alla delazione, ma piuttosto un dovere professionale e legale, che si manifesta anche in situazioni delicate come possono essere i casi di violenza domestica o abuso di minori.
Roccella poi affronta una critica più sottile e profonda riguardante la percezione pubblica della maternità surrogata. Segnala una significativa biforcazione nelle opinioni: da un lato vi sono quanti non ritengono l’utero in affitto né un reato né un problema morale; dall’altro, correnti di pensiero che, inclusi feminismi abolizionisti e importanti organi giuridici italiani, vedono tale pratica come assolutamente disumana e degradante. A loro avviso, la legge Varchi rappresenta un importante passo avanti verso una società più giusta e civile.
Nonostante le polemiche, Roccella rimane ferma sul suo punto: la legge attuale merita sostegno perché protegge la dignità e l’integrità delle donne, prevenendo sfruttamenti e abusi. L’appoggio ricevuto da gruppi femministi internazionali rafforza la sua posizione, suggerendo che la lotta contro la maternità surrogata vada oltre le divisioni politiche, toccando corde profonde legate alla concezione dei diritti umani e della libertà individuale.
In conclusione, l’appello alla responsabilità professionale dei medici da parte di Roccella solleva questioni importanti su come le leggi debbano essere applicate ed interpretate nel rispetto dei diritti delle persone. Emerge chiaramente dall’intervento della ministra una visione che, pur rispettosa delle normative, invita a una riflessione etica profonda, sottolineando l’importanza di un approccio equilibrato e umanitario nella gestione di questioni tanto complesse e sensibili.