Due figure di spicco legate all’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia, sono finite nel mirino della giustizia. Lucia Morselli, ex amministratrice delegata, e Alessandro Labile, ex direttore dello stabilimento di Taranto, sono stati ufficialmente indagati dalla Procura di Taranto in relazione a una serie di presunti episodi di inquinamento ambientale, che includono il sospetto di sforamento dei limiti consentiti di benzene. L’inchiesta, scaturita da esposti presentati da gruppi ambientalisti nel corso del 2022, sta esaminando gli accadimenti avvenuti a partire dal 2018 fino al periodo attuale.
La vicenda ha preso una svolta concreta con l’acquisizione, da parte dei carabinieri del Noe, degli atti relativi agli eventuali eccessi di benzene, sostanza notoriamente tossica e cancerogena. I risultati delle analisi ambientali e la documentazione raccolta avranno un ruolo cruciale nel dipanare la complessità della situazione e nel determinare la reale entità delle responsabilità individuali e aziendali.
Le indagini si focalizzano sul rispetto delle normative ambientali imposte all’industria siderurgica, uno degli impianti più grandi d’Europa e noto per le discussioni riguardo il suo impatto ambientale e sanitario sulla popolazione locale. La questione dell’inquinamento a Taranto ha da tempo sollevato preoccupazioni e proteste da parte dei cittadini e dei movimenti ecologisti, che si sono battuti per una maggiore trasparenza e per la riduzione delle emissioni nocive.
Lucia Morselli, che ha guidato l’azienda in un periodo di transizione cruciale e durante la pandemia, è ora chiamata a rispondere di accuse molto serie, così come Alessandro Labile, che ha assunto la direzione dello stabilimento di Taranto nell’agosto del 2022 e vi è rimasto fino a maggio 2023. Entrambi dovranno fornire le loro versioni dei fatti dinanzi all’autorità giudiziaria, in un contesto di crescente attenzione e di pressione verso il settore industriale per una produzione sempre più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
L’indagine in corso non si limita a stabilire eventuali colpe, ma si inserisce in un dibattito più ampio riguardante la salute pubblica e la necessità di garantire condizioni di lavoro e di vita sicure. La comunità tarantina e gli osservatori nazionali attendono con interesse gli sviluppi della vicenda, che potrebbero avere significative ripercussioni sul futuro delle politiche ambientali e industriali del Paese.
