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Il Mito delle Radio degli Anni ’80: quando le onde portavano sogni.

Chi ha avuto la fortuna di ascoltare o di vivere quelle frequenze lo sa bene: certe emozioni non passano mai.

In questi giorni, su Facebook, Instagram e TikTok, sta tornando forte l’eco di un tempo magico: quello delle radio libere degli anni ’80. Piccole grandi leggende locali come Radio Palinuro International, Radio City Sound di Avellino e le storiche voci di Pino De Lorenzo e Mario Dattoli stanno facendo il giro dei social con clip, foto d’epoca e frammenti audio che sembrano aprire una finestra diretta su un mondo che non c’è più — ma che vive potente nella memoria di chi l’ha vissuto.  Erano gli anni delle cassette TDK, dei giradischi Technics, delle sigle cantate in jingle indimenticabili e dei DJ che parlavano con il cuore, senza copioni scritti da redazioni asettiche. Pino De Lorenzo e Mario Dattoli, con le lor voci calde e inconfondibili, animavano le frequenze di Radio Palinuro International, Radio City Sound ad Avellino.  Erano loro, e tanti altri “ragazzi della radio”, a costruire giorno dopo giorno un immaginario collettivo fatto di musica, dediche, richieste in diretta e interviste con artisti che oggi sono diventati storia della musica italiana.  Radio Palinuro International e Radio City Sound non erano semplici stazioni locali: erano veri e propri crocevia di cultura pop, piccoli fari accesi in un’epoca in cui internet non esisteva e la radio rappresentava la voce di una generazione. Non a caso, molti ricordano ancora le estati passate ad ascoltare programmi speciali, le notti in cui le onde medie portavano lontano i sogni degli adolescenti di allora, le “Amarcord” che oggi commuovono ancora.  I social stanno facendo il resto: centinaia di post celebrano quegli anni irripetibili con spezzoni di trasmissioni, fotografie ingiallite di mixer e microfoni Geloso, e racconti di chi — microfono alla mano — ha dato anima e voce a un periodo d’oro della radio italiana.   In fondo, le radio degli anni ’80 erano molto più di semplici emittenti: erano luoghi dell’anima, botteghe artigianali dove si costruivano sogni e si imparava la libertà, quella vera, che oggi il web spesso ha dimenticato.  Chi ha avuto la fortuna di ascoltare o di vivere quelle frequenze lo sa bene: certe emozioni non passano mai. Nemmeno dopo quarant’anni.

di Marco Iandolo

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Marco Iandolo