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Il peso dell’odio.

In ATTUALITA', IN EVIDENZA, OPINIONE
Marzo 25, 2025
Il punto della situazione di Domenico Salerno…..

Il monologo di Roberto Benigni, trasmesso su Rai1 recentemente, spinge ad alcune riflessioni. La pacatezza e la quasi tenerezza con la quale Benigni ha espresso le sue idee politiche sull’europeismo sono apprezzabili proprio perché in controtendenza rispetto all’aggressività e alle intemperanze che invece caratterizzano i dibattiti televisivi laddove è difficile anche comprendere le ragioni degli intervenuti che fanno a gara a coprire la voce degli altri partecipanti con il risultato di arrivare al caos totale con grande gioia del giornalista(?) curatore della trasmissione che vede aumentare l’audience in virtù della belligeranza e del cattivo esempio.   Fiumi di odio tra i duellanti; odio e desiderio di annientamento in puro stile Stalin-fascismo.  D’altronde  l’odio per l’interlocutore è diventato il leitmotiv, motivo conduttore di tutti i comportamenti sociali,  purtroppo anche tra i governanti e le guerre in atto ne sono la conferma. L’obbiettivo è dato  dall’annientamento dell’interlocutore-avversario.  Su scale minori analizziamo ciò che accade negli stadi dove si svolgono eventi calcistici. Cartelloni e cori  razzisti e xenofobi dove il meridione d’Italia ed i meridionali sono presi di mira con violenza e crudeltà.  Il fenomeno vede protagonisti da soccombenti, soprattutto i napoletani che nel calcio da qualche anno  sono riusciti a combattere il predominio delle squadre dei potentati nordisti e pertanto risultano ancora più  invisi.  Ed è con dolore che un cittadino napoletano si vede e si sente discriminato da coloro che non molti anni  addietro erano noti per le provocatorie affissioni tipo non si fitta a meridionale, oppure non si fitta a  napoletani. Soprattutto trovare nei giovanissimi queste attestazioni di odio territoriale colpiscono nel profondo e portano a considerazioni di carattere generale sulla malignità dell’essere umano e quindi una visione della vita estremamente doloroso e guerresca.  Sentirsi colpiti perché nati in una certa città è veramente una ferita insanabile, e certamente il problema non è tra i tifosi del calcio, il problema è generale e riguarda tutte le azioni e le attività collettive.   L’odio pesa sulle coscienze e porta altro odio. Sono poche le aree non contaminate e certamente le  affermazioni di Papa Francesco, almeno, parlano sempre e soprattutto di solidarietà: troppo poco, rispetto  a tutto il resto.  La cultura dell’odio nasce, ed è terribile doverlo ammettere, nelle famiglie e a scuola, e viene assorbita dai  piccoli e dai giovanissimi che si ritrovano a subire modelli di comportamento che finiscono per diventare la  “normalità” e oltre i quali è difficilissimo andare pena l’emarginazione fonte oltretutto di bullismo.  E’ triste dover ammettere e pensare che non ci sono antidoti attualmente per combattere l’odio nei comportamenti sociali.

di Domenico Salerno

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Domenico Salerno