
In un panorama energetico mondiale in rapida evoluzione, l’Italia si avvicina a una svolta significativa con la potenziale reintegrazione dell’energia nucleare nella sua matrice energetica. La prospettiva di un ritorno all’uso del nucleare, delineata recentemente da Stefano Monti, presidente dell’Associazione italiana nucleare (Ain), mira a reinserire questa tecnologia nel giro di un decennio. L’audizione di Monti di fronte alle Commissioni Ambiente ed Attività produttive della Camera ha messo in luce la necessità di accelerare i processi legislativi per rendere possibile tale sviluppo.
Secondo Monti, l’interesse rinnovato per il nucleare a livello mondiale è innegabile. Importanti conferenze internazionali come le Cop28 e Cop29 hanno visto l’impegno di oltre trenta paesi a triplicare la produzione energetica nucleare. Anche il G7 ha ribadito l’importanza di questa fonte energetica, considerata nel “rapporto Draghi” come essenziale per il futuro. L’adozione e il rinnovamento delle infrastrutture nucleari hanno preso piede in diverse nazioni europee, da Bulgaria e Romania fino al Regno Unito, evidenziando un trend di crescente domanda, non solo da parte delle industrie tradizionali ma anche da settori emergenti come i data center.
La posizione di Ain è chiara: l’Italia non può permettersi di ignorare l’energia nucleare nella sua transizione energetica, soprattutto considerando le limitazioni delle sole fonti rinnovabili, come sottolineato da Confindustria. L’incoraggiamento da parte di Ain per l’approvazione del disegno di legge (ddl) del Mase dimostra una spinta decisa verso il rilancio nucleare nazionale.
Globalmente, sono sessanta gli impianti nucleari attualmente in costruzione, con un netto spostamento dell’installazione verso l’Asia, segno di un riequilibrio delle competenze industriali globali che vede l’Europa tentare una difficile ripresa dopo decenni di politiche energetiche ambigue. Monti critica apertamente queste scelte passate che, secondo lui, hanno lasciato il continente europeo a corto di competitività e capacità produttive adeguate, specialmente riguardo alla supply chain.
Uno degli argomenti più toccanti riguarda il confronto dei costi tra nucleare e rinnovabili. Monti evidenzia come spesso si tenda a sottovalutare i costi sistematici associati alle rinnovabili, quali l’adeguamento delle reti e la gestione degli stoccaggi di energia, che possono triplicare i costi iniziali. Guardando alla Francia, una delle nazioni più energicamente indipendenti grazie al nucleare, Monti pone l’Italia di fronte a un modello di efficienza energetica e di costi contenuti.
Per quanto riguarda la sicurezza, elemento spesso al centro delle preoccupazioni pubbliche, Monti sottolinea che il nucleare è considerato la fonte più sicura a livello globale, una affermazione supportata da numerosi dati e studi internazionali.
In conclusione, il rilancio del nucleare in Italia non è solo una questione tecnica o economica, ma diviene un imperativo strategico in un mondo che richiede sempre più energia pulita e affidabile. La transizione proposta da Ain, se supportata da una politica agile e visionaria, potrebbe non solo garantire l’indipendenza energetica dell’Italia ma anche posizionarla come leader nella nuova era nucleare che si sta delineando a livello globale.