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Memoria e Impegno: La Riflessione di Mattarella e Segre durante il Giorno della Memoria al Quirinale

In POLITICA
Gennaio 28, 2025

“Sono di ritorno da Auschwitz, il luogo che per antonomasia incarna la morte e l’orrore perpetrato dall’uomo contro l’uomo in nome di abiette ideologie di odio”, con queste parole il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inaugurato i discorsi durante le solennità del Giorno della Memoria presso il Quirinale. A 80 anni dalla liberazione di Auschwitz, storia di un abisso insondabile della civiltà umana, quest’anno il ricordo si carica d’una gravità particolare, coincidendo con anniversari significativi ed esemplari di orrori che non dovrebbero mai ripetersi.

Mattarella ha evidenziato come Auschwitz sia una conseguenza diretta delle politiche razziali alimentate dalla furia antisemita, a cui collaborarono anche istituzioni e governi dell’epoca, inclusa l’Italia fascista. Il monito del Presidente è forte: pur essendosi spenti i forni crematori, le infezioni dell’odio e del pregiudizio serpeggiano ancora nel corpo sociale, una piaga sommersa ma non debellata.

Nonostante la fine del nazifascismo e il ritorno della democrazia in Europa, come ribadito da Mattarella citando Primo Levi, “l’Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi”. Il trauma e le ombre del passato continuano a permeare il presente, testimoniando la difficile lotta contro l’oblio e l’indifferenza nella conservazione attiva della memoria.

Il capo dello stato ha inoltre sottolineato un aspetto cruciale della sua riflessione: la fiducia nel futuro e nell’umanità di fronteggiare e superare gli impulsi più oscuri che hanno portato a simili tragedie. Un invito alla vigilanza collettiva e alla responsabilità educativa, che passa attraverso una ripetizione costante e determinata del messaggio “Mai più!”, come eco persistente del dolore e dell’allerta che Auschwitz rappresenta.

Il dolore per episodi recenti di intolleranza, come i gesti di insulti razzisti di cui è stata oggetto la senatrice a vita Liliana Segre, trova nel discorso presidenziale una condanna ferma. La dignità umana, secondo Mattarella, esige che ogni forma di violenza verbale e fisica su basi razziali sia perseguita con rigore, al fine di preservare i valori di libertà e di rispetto reciproco.

L’intervento della senatrice Segre ha poi aperto una prospettiva di speranza e risoluzione. “L’accoglienza risolverebbe tutti i problemi.” Queste parole, pronunciate in risposta a una domanda di una studentessa, sottolineano l’impegno verso una società inclusiva e rispettosa della diversità come chiave per prevenire future discordie. Segre ha rievocato l’indifferenza di molti durante la persecuzione degli ebrei, ma ha anche ricordato le amicizie che l’hanno sostenuta, testimonianza della potenza della solidarietà e dell’aiuto reciproco.

In tale occasione solenne, di fronte a rappresentanti delle più alte cariche dello Stato, la memoria storica si è fusa con l’esortazione a un impegno attivo e cosciente, per un futuro in cui i fantasmi del passato non abbiano più spazio nel mondo. Un futuro, come auspica Mattarella, in cui la saggezza e la determinazione degli uomini siano baluardi contro il ritorno delle tenebre. Rievocando le parole di Primo Levi, rimaniamo guardiani vigili, affinché le lezioni del passato scolpiscano un presente di rispetto e tolleranza, e un domani di pace e fratellanza universale.