
L’inizio del 2025 ha marcato per l’Italia un notevole incremento nei prezzi dell’energia, una problematica che sta mettendo a dura prova la tenuta economica delle piccole e medie imprese (PMI) nazionali. Secondo una recente analisi condotta dall’Ufficio economico della Confesercenti, quest’anno si registra un aumento di 2,6 miliardi di euro nei costi energetici per le PMI del settore commercio rispetto al precedente anno. Tale incremento è sintomatico di una crisi più ampia che coinvolge diverse aree del tessuto economico italiano.
A gennaio 2025, il costo dell’energia in Italia ha raggiunto picchi senza precedenti, con un balzo del 32% rispetto alla media del 2024 e del 50,2% rispetto al solo mese di gennaio del precedente anno. Questi dati denunciano un divario preoccupante tra l’Italia e altre nazioni europee: i costi energetici italiani sono superiori del 20% rispetto alla Germania e del 25% rispetto a Francia e Germania messe insieme.
Il ripercussionsi di questi aumenti sono particolarmente pesanti per il settore del commercio, del turismo e dei servizi. Per le attività commerciali maggiormente energivore, come i pubblici esercizi, il costo dell’energia rischia di assorbire tra l’8% e il 10% del fatturato annuale, con una media di aumento di circa 1.300 euro per impresa. Questa stangata energetica si distribuisce non uniformemente tra le varie categorie: il commercio è destinato a sopportare un aggravio di circa 800 milioni di euro, mentre segmenti come gli alberghi e i pubblici esercizi subiranno rispettivamente incrementi di 250 e 450 milioni di euro. Il rimanente miliardo e 100 milioni di euro si disperserà tra le altre attività del terziario, inclusi logistica, servizi alle imprese e artigianato.
Questa onerosa situazione avrà inevitabili ripercussioni macroeconomiche. L’inflazione, stimolata dall’incremento dei costi energetici, è prevista salire oltre il 2%, influenzando direttamente la capacità di spesa delle famiglie italiane. Confesercenti estima che 7,5 miliardi di euro saranno assorbiti da incrementi diretti nei costi energetici domestici, mentre altri 2,1 miliardi risentiranno di una contrazione nei consumi di altri beni e servizi.
Il contesto attuale sollecita una riflessione urgente sulle politiche energetiche e sulla necessità di adottare misure strutturali che possano alleggerire il carico sulle PMI. Una maggiore attenzione verso rinnovabili, efficienza energetica e diversificazione delle fonti potrebbe essere decisiva. Allo stesso tempo, è fondamentale un’azione coordinata a livello europeo per mitigare l’impatto della volatilità dei prezzi sul mercato energetico.
L’aumento dei costi energetici del 2025 non è soltanto un campanello d’allarme per l’economia italiana, ma un chiaro segnale dell’urgenza di rivedere e innovare l’approccio al consumo e alla gestione dell’energia. Le PMI, colonna vertebrale dell’economia, necessitano di un contesto stabile e sostenibile per prosperare. L’Italia si trova di fronte a una sfida critica: ridisegnare il futuro energetico in modo responsabile ed equo.