
La liturgia della settimana santa in prossimità della Pasqua cristiana, anche per i non credenti, può consistere in un momento di riflessione. L’orazione nell’orto degli ulivi, e tutti i movimenti successivi fanno pensare ad un’atmosfera caratterizzata da un diffuso silenzio, poche voci che si scambiano brevi affermazioni ed i personaggi che nel silenzio meditano su ciò che sta accadendo. Ed è proprio il silenzio il protagonista dell’ambientazione, il silenzio nel quale ogni personaggio si rifugia, conscio che sta accadendo qualcosa di speciale. Silenzio e dolore per quanto accadrà. Nella convulsa vita attuale dedicare uno spazio al silenzio sarebbe più che opportuno. Un silenzio per ripensare a se stessi, alle proprie azioni, al modo di intendere la vita ed il rapporto con gli altri. Un esame di coscienza, come si diceva una volta, nel quale, senza infingimenti, dirsi la verità e cercare di incanalare i propri comportamenti in un percorso più rivolto al bene comune. La morte di Papa Francesco ha dato una configurazione speciale al periodo pasquale; le sue parole, anche le ultime non possono che far riflettere ogni individuo, a prescindere dalla religione o da un’assoluta mancanza di fede. Sono parole che ispirano a non temere la morte, anche e soprattutto la morte non fisica ma quella del modo di comportarsi, improntato alla superbia, alla vanità, alla mancanza di rispetto per l’ambiente che ci circonda e nei confronti degli altri esseri umani. Morte alla quale può seguire la resurrezione, laddove gli individui prendono atto dei cattivi comportamenti e cercano di migliorarsi. Le parole di Papa Francesco sono state ispirate anche dalla speranza, la speranza nell’individuo, e questo è un passaggio determinante. Si è portati purtroppo a non avere fiducia negli altri, a considerare in maniera negativa tutti gli esseri umani. D’altronde le situazioni sociali nelle quali siamo immersi sono caratterizzate da guerre, aggressioni, mancanza di rispetto dei diritti umani e attentati alla salute anche ambientale. Chi ci sta di fronte è un nemico da eliminare. Invece Francesco ci ha invitato a “non seppellire la speranza”. A fare un profondo atto di fiducia negli altri. Secondo Francesco si può e si deve, e ci chiede di guardare la vita come l’ha guardata Lui: “ nel peccato vedere figli da rialzare, nella morte, fratelli da risuscitare, nella desolazione, cuori da consolare”. Il messaggio è chiaramente rivolto anche a coloro che con la gestione del potere hanno responsabilità enormi nel causare morte o felicità. L’esempio di Francesco dovrebbe indurre i decisori dei destini dell’umanità a lavorare per essere ricordati come costruttori di bene e felicità per gli esseri umani e per la conservazione dell’ambiente. Solo parole, oppure fatti, attendiamo aggrappati alla speranza.
di Domenico Salerno
