
Nel recente discorso tenutosi durante l’insediamento del nuovo comandante del Covi, il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha evidenziato un significativo cambiamento nella strategia di difesa nazionale, sottolineando un movimento deciso verso il concetto di deterrenza. Questo approccio marca una netta discontinuità rispetto alle tradizioni passate del paese in materia di sicurezza e difesa.
Il concetto di difesa è, nelle parole del Ministro, “profondamente mutato” confrontato con le visioni precedenti, dove l’Italia privilegiava le missioni di pace internazionali come fulcro della propria politica estera e di sicurezza. Oggi, la mutata realtà geopolitica impone una riflessione più incisiva e una propensione alla prevenzione degli attacchi piuttosto che alla sola reazione posposta.
“Parlare di deterrenza in un Paese come il nostro è difficile,” ha ammesso Crosetto, indicando come fino a ora il massimo sforzo difensivo nazionale fosse rappresentato dalle missioni di pace. Tuttavia, il Ministro ha chiarito che “non sarà più così.” L’alternativa, come proposta da Crosetto, è o affidare la sicurezza nazionale nelle mani di altre entità o sviluppare una propria capacità di deterrenza, definita come la capacità di “colpire prima di essere colpiti.”
Questa transizione verso una politica di deterrenza si inserisce in un contesto globale in cui le minacce sono in rapido e costante cambiamento, e la necessità di una difesa efficace diventa imperativa. Il riferimento alla necessità di “colpire prima che qualcuno ci faccia male” non allude al desiderio di promuovere un atteggiamento aggressivo, ma piuttosto a un’intenzione strategica di prevenire e desistere ogni possibile minaccia prima che essa possa manifestarsi effettivamente.
La deterrenza, quindi, non solo serve come misura protettiva, ma agisce anche come strumento di stabilizzazione e mantenimento della pace, nello spirito di prevenire conflitti piuttosto che gestirli post-fatto. In questo nuovo schema, la deterrenza si configura come un pilastro centrale per la salvaguardia della sovranità nazionale e della sicurezza del paese, adattandosi alle sfide del XXI secolo.
L’evoluzione della strategia di difesa italiana riflette un adattamento necessario ai mutati equilibri internazionali e rappresenta una risposta ponderata alle dinamiche di un mondo interconnesso e imprevedibile. In questo contesto, il ruolo dei leader nazionali e delle istituzioni è cruciale per navigare le complessità del panorama internazionale attuale, preservando gli interessi nazionali al contempo perseguendo la pace e la stabilità globale.
L’affermazione del Ministro Crosetto segna, quindi, un momento decisivo per la politica di difesa italiana. Come il paese procederà nello sviluppo di questa nuova facoltà di deterrenza e come risponderà alle implicazioni etiche e strategicamente complesse che essa comporta, saranno questioni chiave da osservare nel prossimo futuro, cruciali per garantire un ambiente sicuro e stabile per le future generazioni.