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L’inizio dell’elezione papale, tra riflessioni spirituali e ricordi di un’epopea durata tre anni.

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Maggio 06, 2025
Tuttavia, l'essenza del conclave rimane immutata: la ricerca di un leader spirituale che guidi la comunità cattolica nel mondo contemporaneo.

Domani pomeriggio, alle ore 16, si apriranno le porte della Cappella Sistina per l’inizio del conclave che eleggerà il successore di Papa Francesco. Mentre l’attenzione del mondo si concentra su questo evento, è interessante volgere lo sguardo al passato, precisamente al conclave di Viterbo del XIII secolo, per comprendere come le dinamiche ecclesiastiche si siano evolute nel tempo. Il conclave di Viterbo è uno degli episodi più drammatici e celebri della storia della Chiesa, si svolse tra il 1268 e il 1271 e durò quasi tre anni, il più lungo della storia del papato. È passato alla storia come il “conclave di Viterbo” e portò all’elezione di Papa Gregorio X. Alla morte di Papa Clemente IV nel 1268, i cardinali si riunirono a Viterbo per eleggere un nuovo pontefice. Il papato in quel momento era profondamente spaccato tra le fazioni politiche filo angioine (sostenute dal re di Francia) e quelle filo-imperiali (legate all’Impero germanico).   Nessuno riusciva a ottenere la maggioranza qualificata dei voti. Dopo oltre due anni di stallo, la popolazione di Viterbo,  esasperata, rimosse il tetto del palazzo dove i cardinali erano riuniti per costringerli a prendere una decisione.  Questa azione simbolica voleva “scoprire il cielo”, esporre i cardinali alle intemperie e affrettare l’elezione con un gesto quasi teatrale.   Inoltre: razionarono il cibo, limitando il vitto ai cardinali, li chiusero letteralmente a chiave (da qui nasce il termine conclave, dal latino cum clave, cioè “con chiave”). Nel corso del conclave morirono almeno 3 cardinali (su un collegio iniziale di circa 20), per stenti, malattie e vecchiaia, causati anche dalla prolungata clausura e dal clima malsano. Altri si ammalarono gravemente e non parteciparono alla parte finale del conclave. Vista la totale paralisi, i cardinali accettarono la proposta di affidare l’elezione a un comitato ristretto di sei cardinali, i quali nel 1271 scelsero *Tebaldo Visconti*, un arcidiacono di Liegi che non era neanche cardinale e che si trovava in Terra Santa. Fu eletto col nome di Gregorio X. Questi, conscio della crisi appena vissuta, convocò il Concilio di Lione (1274), dove istituzionalizzò il conclave: da allora i cardinali devono rimanere chiusi, isolati, finché non eleggono un Papa. Fu una riforma fondamentale per evitare interferenze politiche e garantire tempi certi. A differenza del passato, il conclave odierno si svolge secondo procedure ben definite e regolamentate. I cardinali elettori, provenienti da tutto il mondo, saranno isolati nella Cappella Sistina, senza contatti con l’esterno, fino all’elezione del nuovo papa. Le votazioni si svolgeranno in segreto, con la necessità di raggiungere una maggioranza qualificata per l’elezione. Sebbene le dinamiche interne al collegio cardinalizio rimangano riservate, si prevede che il processo sarà più rapido e ordinato rispetto ai conclavi medievali, grazie alle norme stabilite nei secoli successivi al conclave di Viterbo. Il confronto tra il conclave di Viterbo e quello che inizierà domani a Roma evidenzia l’evoluzione della Chiesa cattolica nel gestire la successione papale. Dalle tensioni e dalle pressioni esterne del XIII secolo si è passati a un processo più strutturato e riservato, che riflette la maturazione istituzionale della Chiesa. Tuttavia, l’essenza del conclave rimane immutata: la ricerca di un leader spirituale che guidi la comunità cattolica nel mondo contemporaneo.

di Giuseppe Di Giacomo

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Giuseppe Di Giacomo