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Padova, folla commossa ai funerali di Stato dei tre carabinieri caduti a Castel d’Azzano.

In ATTUALITA', REGIONI
Ottobre 17, 2025
All’interno della chiesa erano presenti circa mille persone, mentre altre duemila hanno seguito la cerimonia dal sagrato e dal prato di Prato della Valle, in un silenzio carico di emozione.

Una folla silenziosa e composta ha gremito la Basilica di Santa Giustina per rendere l’ultimo saluto ai tre carabinieri Valerio Daprà, Davide Bernardello e Marco Piffari, morti nell’esplosione del casolare di Castel d’Azzano, in provincia di Verona. L’incidente, provocato dai fratelli Ramponi che avevano saturato di gas la struttura per opporsi allo sgombero, ha strappato alla vita tre giovani servitori dello Stato.  Già dal primo pomeriggio, centinaia di uomini e donne in divisa si erano radunati davanti alla basilica, unendosi ai cittadini comuni arrivati da tutta la regione per testimoniare vicinanza e riconoscenza. All’interno della chiesa erano presenti circa mille persone, mentre altre duemila hanno seguito la cerimonia dal sagrato e dal prato di Prato della Valle, in un silenzio carico di emozione.  L’arrivo dei feretri, avvolti nel tricolore, è stato accolto da un lungo applauso, subito seguito da un momento di raccoglimento e dalla marcia funebre eseguita dalla banda dell’Arma dei Carabinieri. Sul fronte istituzionale erano presenti, tra gli altri, le più alte cariche dello Stato, rappresentanti del Governo, delle forze armate e delle amministrazioni locali.  Durante l’omelia, il celebrante ha ricordato “il coraggio e il senso del dovere” dei tre militari, sottolineando come “la loro morte sia il frutto di un gesto disperato, ma anche un monito a non perdere mai fiducia nel valore della vita e del servizio”.  Al termine della funzione, i colleghi dei tre carabinieri hanno portato fuori i feretri tra due ali di folla, in un lungo applauso collettivo che ha riempito l’intera piazza.  Una giornata di dolore e di memoria, segnata dall’orgoglio per chi ha scelto di servire fino all’estremo sacrificio.

di Marco Iandolo