
A Venezia, durante gli esami di maturità del liceo classico, si è scatenata una vera e propria tempesta. Dieci dei quattordici studenti della classe III A hanno ricevuto voti notevolmente insufficienti in greco, scatenando reazioni di protesta per quella che viene percepita come una valutazione ingiusta e offensiva.
Nonostante gli studenti fossero partiti con aspettative elevate, considerati i buoni voti accumulati durante l’anno, la commissaria esterna, proveniente da Mestre, ha assegnato punteggi considerati eccessivamente bassi. Questi voti hanno suscitato indignazione tra gli studenti e le loro famiglie, con accuse di umiliazione e ingiustizia nei loro confronti.
In segno di protesta per questo trattamento, una studentessa ha scelto di non presentarsi all’esame orale, dichiarando la sua decisione come un atto di disobbedienza civile. La volontà di contattare gli organi competenti per accesso agli atti dimostra la determinazione a non accettare passivamente la situazione. Allo stesso tempo, è emerso un conflitto preesistente tra i commissari che potrebbe aver influenzato le valutazioni.
Le ripercussioni di queste valutazioni non si limitano al contesto scolastico. Per una delle studentesse protestatarie, ad esempio, un voto più alto in greco avrebbe potuto fare la differenza per ottenere ulteriori riconoscimenti accademici e borse di studio, compresa la sua ammissione a un prestigioso college negli Stati Uniti.
La situazione a Venezia getta luce sul delicato equilibrio tra aspettative degli studenti e criteri di valutazione degli esami di maturità. Mentre le proteste e le richieste di chiarimento continuano a emergere, resta da vedere quali saranno le conseguenze a lungo termine di questa controversia per studenti, commissari e l’istituzione scolastica nel suo complesso.
di Mat. Lib.