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Riforma della Tassa di Soggiorno: una Mosaico di Opportunità e Sfide per i Comuni Italiani

In ECONOMIA
Agosto 27, 2024

L’approccio alla tassa di soggiorno in Italia mostra una realtà frammentata e contraddittoria, con solo un quinto dei comuni idonei che ha scelto di applicarla. Questa stima emerge dal recente report del Centro Studi Enti Locali, evidenziando una pratica che vede protagonisti principalmente i grandi centri urbani turistici come Roma, Milano e Firenze. Tuttavia, a sorprendere è il piccolo comune di Corvara in Badia, in Trentino Alto Adige, che si distingue per il più alto introito pro capite grazie a un insieme di circostanze locali uniche.

Settembre si preannuncia un mese chiave per il futuro di questa imposta, con un dialogo previsto tra governo e rappresentanze comunali. L’obiettivo è bilanciare la necessità di evitare il sovraffollamento turistico e, al contempo, non disincentivare gli arrivi con misure fiscali percepite come eccessive. Una delle proposte sul tavolo prevede un incremento significativo delle aliquote applicate per le strutture di lusso, con soglie che variano dai 5 ai 25 euro a seconda della fascia di prezzo.

Il dibattito si amplia alla luce dei fenomeni di “over tourism” registrati durante l’estate, spingendo il Ministero del Turismo ad accelerare i tempi per una revisione della tassa. La possibile estensione dell’imposta a un numero maggiore di comuni, aumentando potenzialmente la base imponibile da 5.730 a 7.902 unità, apre scenari nuovi ma non privi di incertezze. Attualmente, possono riscuotere la tassa solo i capoluoghi di provincia, le unioni di comuni e le località con un rilevante flusso turistico.

Nonostante il potenziale ampliamento, la reticenza di molte amministrazioni locali a imporre il tributo rimane alta, motivata dalla preoccupazione di scoraggiare i visitatori. Questo timore è supportato dai dati, che rivelano come solamente il 22% dei comuni turisticamente rilevanti abbia deciso di avvalersi di questa leva fiscale nel corso dell’ultimo anno.

Un altro elemento di riflessione riguarda la destinazione dei ricavi, attualmente investiti prevalentemente nel sostegno del settore turistico. Una novità potrebbe vedersi nella redirection di una parte di questi fondi verso la gestione dei rifiuti, un tema particolarmente sensibile nelle grandi città maggiormente interessate dai flussi di visitatori.

L’incidenza economica della tassa di soggiorno non è trascurabile: i dati riportano un ingresso complessivo vicino ai 775 milioni di euro per il 2023, con città come Roma, Firenze e Milano che,naturalmente, contribuiscono in misura significativa. Ma è Corvara in Badia che stupisce ancora, posizionandosi al vertice per reddito pro-capite derivante da questa imposta, con ben 1.448 euro per residente, un valore che riflette la particolarità di un’area altamente turistica ma poco popolosa.

Curiosamente, qualche eccezione si osserva negli scenari regionali: il Molise, ad esempio, non ha visto nessuno dei suoi 56 comuni introdurre la tassa di soggiorno nel periodo tra il 2019 e il 2023, una sorta di oasi senza tributo turistico fino all’arrivo del 2024 con Campobasso che ha introdotto una tariffa simbolica di un euro.

La tassa di soggiorno, quindi, rimane un tema di fervido dibattito e di sfide amministrative, con le località italiane alle prese con le pressioni di bilanciare incentivi finanziari e attrattività turistica. Le decisioni che saranno prese nei prossimi mesi potrebbero ridefinire il paesaggio fiscale e turistico di numerosi comuni italiani, modificando dinamiche sia locali sia nazionali nel settore.