La scena politica della Basilicata si tinge di controversia e divisione seguendo l’annuncio di Domenico Lacerenza di rinunciare alla candidatura supportata dal Movimento 5 Stelle (M5S). Giuseppe Conte, leader del M5S, esprime profonda amarezza e frustrazione in seguito alla decisione di Lacerenza, sottolineando che il professionismo e la competenza dell’aspirante candidato sono stati oscurati da ciò che definisce giochi di corrente e pressioni locali.
Durante un recente incontro a Ercolano, Conte ha delineato la propria visione degli eventi, rivelando come Lacerenza, a suo parere il candidato ideale per rappresentare i cittadini lucani nelle istituzioni, sia stato costretto a fare un passo indietro a causa di dinamiche interne alla politica regionale. Secondo il leader del M5S, le qualità di Lacerenza come professionista civico non hanno impedito che si scatenasse contro di lui quello che ha paragonato a un “tiro al piccione”, una metafora che evoca l’idea di un attacco mirato da più parti.
Questo contesto evidenzia i contrasti e le sfide che gli outsider della politica spesso affrontano quando tentano di inserirsi in un panorama governato da dinamiche consolidate. Conte, parlando con espressioni forti, ha riecheggiato esperienze personali confrontabili, riflettendo sulla sua ascesa a presidente del Consiglio, periodo durante il quale anche egli si è trovato al centro di attacchi simili.
La situazione si complica ulteriormente nel contesto locale, dove il M5S si distanzia dalle famiglie politiche che hanno dominato il panorama lucano per decenni. Conte nega qualsiasi supporto a queste dinastie politiche, stabilendo una linea netta di separazione tra il movimento che rappresenta e i vecchi poteri. Questo discorso arriva in un momento delicato, dove chi esprime insulti e critiche nei confronti del M5S in queste ore viene richiamato direttamente dal suo leader.
Il caso di Lacerenza solleva quindi domande più ampie sulla natura della politica regionale e su come essa possa influenzare o limitare il rinnovamento rappresentativo. La procedura di selezione di un candidato civico, suppostamente al di fuori degli schemi stabiliti, si scontrerebbe con resistenze e potrebbe divulgare una crescente insoddisfazione verso i metodi tradizionali e i rapporti di potere preesistenti. La rinuncia di Lacerenza non è solo un fatto isolato, ma diventa uno specchio delle tensioni e delle complessità dell’attuale assetto politico lucano, segnalando una sfida significativa per il M5S e per qualsiasi forza politica interessata a incentivare un cambiamento autentico nella gestione del potere regionale.