
Durante un recente incontro pubblico ad Ancona, nel contesto dell’evento denominato “Porto è regione”, il segretario generale della UIL, Pierpaolo Bombardieri, ha espresso una ferma opposizione alle politiche fiscali permissive nei confronti di chi elude il pagamento delle imposte. La posizione, esplicita e diretta, nasce da un senso di intollerabilità verso quelle che vengono percepite come scelte governative inclini a tollerare comportamenti scorretti relativi al dovere tributario.
Rappresentando i lavoratori dipendenti e i pensionati, che Bombardieri identifica come i reali sostenitori dello Stato sociale in Italia, il segretario evidenzia la disparità di trattamento rispetto ai cosiddetti “furbetti”, ossia coloro che sfruttano le maglie della legge o le mancanze del sistema per evitare di adempiere alle proprie responsabilità fiscali. Nel suo discorso, le preoccupazioni per una presunta equità fiscale non più garantita trovano una forte risonanza.
La proposta di Bombardieri è radicale e non priva di implicazioni: l’abolizione del sostituto d’imposta come risposta alle politiche di tolleranza verso l’evasione. Secondo questa visione, i lavoratori dovrebbero ricevere il loro stipendio in maniera integrale, senza detrazioni automatiche, e pagare le tasse direttamente all’erario. A sostegno di coloro che potrebbero incontrare difficoltà immediate in questo sistema, viene suggerita la possibilità di utilizzare un’ autocertificazione, permettendo il versamento delle imposte dovute nell’arco di un decennio.
Questa presa di posizione introduce una prospettiva che potrebbe scuotere le fondamenta del sistema fiscale attuale, aprendo a dibattiti sulla responsabilità fiscale personale e sulla trasparenza nell’adempimento delle obbligazioni tributarie. Il confronto con il governo si annuncia acceso, richiedendo una riflessione approfondita sui meccanismi di riscossione e sugli strumenti di controllo dell’evasione fiscale. Nel contempo, il dibattito sollevato da Bombardieri mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni di giustizia fiscale e sottolinea l’urgenza di una revisione criteriologica che metta tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro posizione economica o sociale, sullo stesso piano di partenza di fronte al fisco.