
In una solenne cerimonia ad Asti, dedicata alla memoria di Giovanni Goria nel trentesimo anniversario della sua morte, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato una questione di rilevanza continua per l’Italia: gli squilibri territoriali. Questi, una volta più, si confermano di stringente attualità e rappresentano un nodo gordiano che ancora aspetta di essere sciolto nel tessuto sociale e economico del paese.
Goria, entrato in Parlamento in tenera età durante una legislatura particolarmente effimera, aveva già allora percepito con acutezza le incongruenze e le disarmonie che frenavano il progresso di certe regioni e classi sociali. La sua visione, pervasa da un sentimento di insofferenza verso le barriere corporative che gravavano sull’assetto societale italiano, oggi si riflette eloquentemente nelle parole di Mattarella.
Il confronto con gli altri Paesi europei, che Goria promuoveva, appare ancora imprescindibile nell’odierno dibattito politico ed economico. La necessità di una comparazione è essenziale per comprendere la posizione dell’Italia nel contesto più ampio e per identificare strategie efficaci al superamento delle disparità che limitano alcune aree del paese nella corsa verso lo sviluppo integrale e inclusivo.
Le “distorsioni corporative”, come le definiva Goria, possono essere interpretate oggi come gli ostacoli burocratici e le rigidità strutturali che impediscono una fluida mobilità sociale e una distribuzione equa delle risorse. Nell’era della digitalizzazione e della globalizzazione, queste barriere si manifestano in forme anche più subdole e complesse, richiedendo un impegno rinnovato e adattato alle nuove sfide.
Tuttavia, è indispensabile interrogarsi: qual è il progresso compiuto in questi trent’anni e quanto efficacemente l’Italia sta affrontando questi annosi problemi? Le parole di Mattarella non solo evocano il ricordo di un politico avvertito, ma fungono da campanello d’allarme sulla persistenza di problemi strutturali.
L’approccio di Mattarella, che riconosce la continua attualità di queste questioni, interpella direttamente le nuove generazioni di politici e policy-makers, esortandoli a raccogliere il testimone con responsabilità e visione innovativa. Ciò richiede un’analisi lucida e un’azione concreta che vada oltre le consuete promesse elettorali, per tradursi in politiche capaci di attuare realmente quei cambiamenti necessari a una società più equa e coesa.
In conclusione, la commemorazione di Giovanni Goria non solleva solamente memorie del passato, ma rilancia con urgenza il dibattito su tematiche che continuano a intaccare il tessuto socio-economico dell’Italia. Il confronto instancabile con gli altri Paesi europei e una disamina critica e continua delle dinamiche interne sono essenziali per garantire che l’Italia non solo tenga il passo con i suoi vicini, ma sia anche pioniera nel formulare soluzioni a problemi che sono tutt’altro che obsoleti.