La Sardegna affronta una crisi idrica senza precedenti, spingendo la Presidente della Regione, Alessandra Todde, a richiedere l’intervento diretto del Governo centrale. In una comunicazione formale indirizzata alla Première Giorgia Meloni, Todde ha evidenziato la crescente gravità della situazione, auspicando la dichiarazione di uno stato di emergenza nazionale per rispondere efficacemente alla penuria d’acqua che devasta l’isola.
Negli ultimi tempi, la sequenza di stagioni aride ha progressivamente esaurito le riserve idriche, colpendo duramente sia il consumo umano sia le attività agro-zootecniche. L’inclemenza di questa siccità si è rivelata con maggiore intensità nei mesi tra ottobre e dicembre del 2024, periodo in cui tradizionalmente si registrano le piogge autunnali cruciali per il rifornimento degli invasi.
Il bilancio idrico della regione è allarmante. Le ultime rilevazioni, aggiornate al 31 dicembre 2024, segnalano che gli invasi dell’isola contengono solamente 750 milioni di metri cubi d’acqua, corrispondenti al 41% della capacità massima consentita. Questa drastica riduzione ha spinto alcuni sistemi idrici fondamentali, quali quelli di Alto Cixerri, Alto Taloro, Posada e Ogliastra, a raggiungere livelli di emergenza classificati come “codice rosso”.
La situazione critica aveva già indotto il governo regionale a proclamare lo stato di emergenza nel luglio scorso, un provvedimento poi esteso fino al 30 giugno 2025. Tuttavia, secondo la Presidente Todde, tali misure si sono rivelate insufficienti di fronte alla scala e alla gravità della crisi. L’intervento nazionale chiama in causa non solo un maggiore sostegno in termini di risorse, ma anche l’assegnazione di poteri straordinari che potrebbero offrire strumenti più efficaci e tempestivi nella gestione delle risorse idriche e nella mitigazione degli impatti su larga scala dell’attuale deficit idrico.
Il contesto sardo si inserisce in una problematica più ampia, che vede il Mediterraneo confrontarsi con una frequenza crescente di episodi siccitosi, alimentati da pattern climatici in evoluzione e da una gestione talvolta inadeguata delle risorse naturali. Oltre alla necessità immediata di risposte emergenziali, si rende pertanto indispensabile una riflessione più estesa su strategie di gestione sostenibile e su politiche di adattamento al cambiamento climatico, orientate a prevenire future crisi.
La risposta della Première Meloni alla richiesta di Todde non solo determinerà la traiettoria della risposta emergenziale in Sardegna, ma potrebbe altresì rappresentare un precedente importante per come l’Italia si prepara a gestire le sue risorse naturali in un’era di incertezze climatiche. In questo contesto, l’azione nazionale potrebbe trasformarsi da risposta a crisi isolata in componente di una strategia più ampia e visionaria, essenziale per garantire il futuro delle comunità e degli ecosistemi dell’Italia intera.