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Stallo nella Sanità: Contrattazione Interrotta e Divisività Sindacale

In ECONOMIA
Gennaio 14, 2025

Dopo intensi mesi di negoziati, la fase conclusiva del rinnovo del contratto nazionale di lavoro per il triennio 2022-2024 del comparto sanità si è conclusa senza accordo, lasciando in sospeso la situazione di oltre 580.000 lavoratori del Servizio Sanitario Nazionale, incluse figure come infermieri, tecnici e altri professionisti non medici. La rottura è avvenuta nonostante il tentativo finale di mediazione presso l’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (Aran).

La proposta di accordo prevedeva un aumento salariale lordo mensile di 172 euro per tredici mensilità, oltre a varie misure sia normative che di benessere per i lavoratori. Nonostante ciò, la divisione tra i sindacati ha impedito di raggiungere la maggioranza necessaria per la firma. Tra i favorevoli all’accordo troviamo il Nursind, la Fials e la Cisl, mentre la Cgil, la Uil e Nursing up hanno espresso un rifiuto, causando il blocco del processo.

Andrea Bottega, rappresentante del Nursind, ha commentato l’evento come una significativa occasione perduta, sottolineando come l’accentuazione dei ruoli individuali abbia danneggiato l’intero settore. Dal canto suo, la Cisl FP ha evidenziato le conseguenze dirette del mancato accordo sulle finanze dei lavoratori, che avrebbero beneficiato non solo degli aumenti, ma anche di miglioramenti qualitativi, tra cui il riconoscimento del buono pasto durante lo smart working, l’introduzione della settimana lavorativa ridotta e maggiori tutele per il personale anziano.

Al contrario, la Fp Cgil ha criticato la proposta contrattuale per il mancato indirizzo delle questioni fondamentali dei lavoratori, ritenendo inadeguate le risorse destinate agli aumenti salariali e assenti misure per le indennità. Parimenti, Nursing up ha bollato l’offerta come inaccettabile, annunciando un rifiuto a qualsiasi compromesso che non valorizzi adeguatamente il personale. La Uil Fpl, facendo eco a questi sentimenti, ha chiesto al governo un aumento delle risorse disponibili, sottolineando l’insufficienza degli aumenti proposti di fronte a un’inflazione che erode continuamente il potere d’acquisto.

Questa divergenza di opinioni è stata accentuata anche dalle proteste dell’Unione Sindacale di Base (Usb) che ha manifestato per un rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale piuttosto che una concentrazione sui finanziamenti esterni.

Antonio Naddeo, presidente dell’Aran, ha espresso la sua delusione per la mancata firma, rimarcando che le condizioni erano maturi per una positiva conclusione del negoziato, che avrebbe anche aperto la strada alla trattativa del prossimo triennio. La frattura, però, lascia ora un clima di incertezza, e secondo Naddeo, è difficoltoso prevedere gli scenari futuri.

In questo quadro di incertezza, il settore sanitario si trova quindi a navigare in acque turbolente, dove la mancanza di un accordo non solo ferma temporaneamente l’implementazione di misure migliorative per i lavoratori, ma potrebbe anche avere ripercussioni prolungate sul benessere di chi lavora quotidianamente al servizio della salute pubblica. Con il dilatarsi della negoziazione per il triennio successivo, la questione rimane aperta e densa di sfide.