La CGIL ha espresso un giudizio fortemente negativo sulla manovra di bilancio per l’anno 2025, definendola un “vero e proprio elenco di riduzioni” che impatterà principalmente sulle classi più vulnerabili della società. L’approccio del Governo, che ha elaborato la manovra privilegiando scelte unilaterali e senza un adeguato confronto con le rappresentanze sociali, è stato oggetto di forte critica da parte del sindacato.
Il contesto economico attuale è certamente complesso: l’Italia mostra una crescita del PIL prossima allo zero e una produzione industriale che continua a decrescere da diciannove mesi consecutivi. Inoltre, si osserva un incremento della povertà e un’economia non regolamentata in continua espansione, con forme di lavoro sempre più instabili. Queste condizioni, secondo la CGIL, non solo non troveranno risposte nella nuova legge di bilancio, ma saranno aggravate da questa ulteriormente.
La manovra prevede tagli significativi al welfare, agli investimenti e ai servizi pubblici. Queste riduzioni, per il sindacato, si tradurranno in un onere che graviterà interamente sulle fasce economicamente più deboli, già duramente colpite da un’inflazione che negli ultimi quattro anni ha eroso il potere d’acquisto di salari e pensioni. Questo, mentre i profitti aziendali in vari settori hanno segnato notevoli aumenti.
Invece di attingere a tali profitti o implementare misure efficaci contro l’evasione fiscale per finanziare il bilancio, il governo ha optato per scelte ristrette quali ulteriori tagli al personale pubblico, in particolare nell’ambito dell’educazione, limitazioni delle risorse per gli enti locali, mancate assunzioni essenziali nel settore sanitario e revisioni al ribasso delle previsioni in ambito previdenziale. Tali decisioni rischiano di compromettere anche la capacità del Paese di sviluppare politiche industriali che invertano il corso di un declino produttivo via via più accentuato.
La stessa amministrazione ha previsto che, nei prossimi anni, le sue politiche economiche avranno un impatto sul PIL che oscilla tra lo 0,3 e lo 0,0 percento, un segnale preoccupante che evidenzia la mancanza di misure stimolanti significative per la crescita economica.
Questo scenario descritto dalla CGIL rappresenta, a loro dire, un rischio evidente di deterioramento ulteriore della situazione sociale ed economica in Italia. La decisione del governo di procedere senza consultare le forze sociali rappresenta, secondo il sindacato, un precedente pericoloso, che mostra una mancanza di considerazione per gli impatti delle politiche economiche sul tessuto sociale del Paese.
In quest’ottica, il sindacato annuncia la propria intenzione di non rimanere inattivo e si prepara a mobilitare risposte adeguately alla gravità della situazione, pur rispettando i parametri del nuovo Patto di Stabilità approvato in sede europea. Le loro future azioni saranno cruciali per cercare di reindirizzare le scelte politiche in una direzione che non solo salvaguardi, ma promuova il benessere di tutte le fasce della popolazione italiana.