
La questione della parità di genere in Italia guadagna un nuovo capitolo con gli ultimi dati emersi dalla ricerca condotta dalla Fabi, che hanno messo in luce come il mondo creditizio risenta di una marcata disparità in termini di genere. Nel 2023, il valore complessivo dei finanziamenti concessi alle famiglie è ammontato a oltre 474 miliardi di euro. Tuttavia, uno squilibrio notevole emerge quando si osserva la distribuzione di queste risorse finanziarie tra i generi: 164 miliardi di euro sono stati erogati agli uomini, mentre alle donne sono stati concessi solamente 95 miliardi di euro.
Il fenomeno, etichettato come “credit gender gap”, evidenzia una disuguaglianza di quasi 70 miliardi di euro su scala nazionale. Questa distanza non si manifesta in modo diversificato nel territorio italiano; al contrario, il divario si rivela uniforme nelle varie aree geografiche del Paese. Nonostante alcune regioni si discostino leggermente dalla media, con Valle d’Aosta, Sardegna e Lazio che registrano percentuali di finanziamenti femminili più alte, la maggior parte delle regioni presenta percentuali che non superano la media nazionale del 20%.
I finanziamenti cointestati, rappresentando il 45,5% del totale, sottolineano una tendenza a ricorrere a soluzioni condivise quando si tratta di accedere al credito bancario. Tuttavia, anche in presenza di contratti cointestati, non è possibile ignorare che l’accesso indipendente al credito rimane fortemente sbilanciato a favore degli uomini.
Gli esperti attribuiscono la causa di questa disparità a fattori quali il tasso di occupazione più basso delle donne, associato a stipendi e pensioni inferiori rispetto ai loro colleghi maschi. Queste dinamiche socioeconomiche influenzano inevitabilmente la capacità di accesso al credito da parte delle donne, limitando le loro possibilità di investimento e impresa.
È perciò evidente che il “credit gender gap” non è soltanto un sintomo di una disuguaglianza finanziaria, ma anche il riflesso di una più ampia disparità socioeconomica che permea altri settori della società. La sfida che si pone ai policymaker è quella di individuare adeguate strategie di intervento che possano non solo ridurre questo divario nel settore creditizio, ma anche affrontare le cause strutturali che lo sostengono, promuovendo una maggiore equità di genere nell’economia. La speranza è che, con misure mirate e una crescente sensibilizzazione, si possa gradualmente colmare questa lacuna, assicurando alle donne un accesso al credito e alle opportunità finanziarie su un piano di parità con gli uomini.